
Ci sono termini, modi di dire ed espressioni che, coniati dai giovanissimi, sono entrati a far parte non soltanto delle chiacchiere quotidiane tra ragazzi, ma anche del vocabolario della lingua d’uso. Il gergo giovanile, insomma, appare oggi più che mai una porzione, decisamente la più colorata, del parlato. Tuttavia, sono proprio le parole più care agli studenti ad essere state messe al bando dalla Harris Accademy di Upper Notwood, una scuola privata recentemente sorta a Londra, che ha deciso di obbligare i propri studenti ad utilizzare espressioni appropriate a quello che sarà il lessico del loro futuro professionale. Ogni colloquialismo, insomma, resta a casa. Cosa accadrebbe se succedesse anche nelle nostre scuole?
NO ALLO SLANG - Quante volte le vostre mamme vi hanno ammonito con l'espressione "Parla bene!"? Sicuramente dovranno impegnarsi a farlo gli studenti inglesi della scuola Harris Accademy di Upper Notwood, certamente animata dalle massime buone intenzioni, in quanto l’abolizione in classe del gergo giovanile rientra in un progetto fondamentale che è quello di abituare i giovani a padroneggiare in maniera corretta ed adeguata anche alle prospettive lavorative la loro lingua. E lo slang non rientra nei linguaggi più utilizzati dagli adulti, specie in situazioni di lavoro o comunque più formali.
L’IDIOMA CONIATO DAI GIOVANI - Questo perché anche i ragazzi inglesi, come tutti i loro coetanei di ogni parte del mondo, hanno le proprie abitudini lessicali e, soprattutto durante le conversazioni tra amici, ricorrono a modi di dire come “coz”, abbreviazione di “because”, “basically” e “yeah” ricorrenti al principio e al termine di una frase. Ma, a quanto pare, si tratta di abitudini non del tutto estranee ai connazionali impegnati in Parlamento. Infatti è Terry Victor, autore del Dizionario dello slang e dell’inglese non convenzionale, ad aver puntato il dito contro i parlamentari non estranei all’utilizzo di “basically” e “ain’t” (contrazione per “non sono”).
GERGO, QUESTO SCONOSCIUTO- E se succedesse anche nelle nostre scuole? Immaginate un giorno di varcare i cancelli del vostro istituto e trovare una circolare che vieta la parola "Scialla". Certo, parliamo di questa espressione, come di qualsiasi altra comunemente utilizzata dai ragazzi. Infatti, il gergo giovanile altro non è che un linguaggio formato da un mix di componenti: una base di italiano colloquiale, leggero e scherzoso, con elementi puramente dialettali che fanno in modo che in ogni area geografica si imponga un termine rispetto ad un altro. A questi si aggiungono delle italianizzazioni di termini stranieri, o stravolgimento semantico di parole italiane, oltre a termini del tutto innovativi coniati dai giovani. Così nascono parole come "bella", per dire che si è d'accordo o salutare, o "gufare", inteso come "portar sfortuna".
L’IMPORTANZA DEL GERGO - Il gergo giovanile riveste un’importanza fondamentale in quanto assolve tre principali funzioni: quella identitaria e di appartenenza ad un gruppo, quella aggregativa e di autoaffermazione, ed infine anche una funzione ludica di divertimento e scherzo. Per questa ragione abolire termini e espressioni tipiche del linguaggio dei giovani non può che andare incontro ad una loro netta opposizione. D’altro canto è bene ricordare che ogni contesto esige un idioma appropriato. Dimenticare in classe, almeno durante le interrogazioni o i colloqui con i prof, le parole neo-coniate e particolarmente care ai discorsi tra coetanei, può essere un segnale di maturazione.
Margherita Paolini