
“Figli della libertà” è un documentario uscito nel marzo 2017 dalla regia di Lucio Bassadonne e Anna Pollio.
Il titolo proviene dalla scelta dei protagonisti, Anna e Lucio, di lasciare la figlia Gaia libera dall'istruzione tradizionale fatta di canoni e stereotipi, provando quindi un approccio più familiare rispettando i tempi e gli interessi della figlia, è in questo senso che si parla di home schooling.
Figli della libertà e home schooling
Il film racconta un anno di storia di questa famiglia che si confronta con altri papà, altre mamme e altri bambini in Italia e in Europa. A livello teorico sembrerebbe tutto perfetto,: niente voti, niente compiti, niente banchi e stress per la bambina. Ma le difficoltà arrivano nel momento in cui Lucio inizia a chiedersi se davvero la figlia si trova alla pari dei suoi coetanei dal punto di vista dell’apprendimento. Lucio si chiede se la figlia diventerà un’outsider o una persona felice e realizzata, perciò, per scoprirlo, si lancia alla ricerca di chi come Gaia ha avuto lo stesso tipo di educazione per rispondere alla domanda: chi cresce libero morirà schiavo come noi?
Figli della libertà, significato del film
Questo film rappresenta uno spunto di riflessione su un metodo la cui riuscita non è certa; si parla di unschooling, home schooling e istruzione alternativa, ma per tutta la durata del film si fa riferimento a un “esame finale”, come se si aspettasse un confronto o un riconoscimento dalla vita reale o meglio dall'istruzione tradizionale, anche se tutto ciò sembra quasi un paradosso. C’è chi sostiene che questa sorta di “esperimento” sia andato a discapito di Gaia, mentre i registi sostengono che vada a discapito del bambino solo nel momento in cui non lo si ascolta, e per questo anche obbligandolo ad alzarsi presto, stare seduto a scuola per ore o fare compiti nel tempo libero.
Ludovica Moscarini