
Una s****ttata fuori da scuola, con un ragazzo di terza media a Venezia che si scaglia contro un compagno disabile, ha portato la scuola a un provvedimento esemplare: quindici giorni di sospensione e niente gita scolastica per l'alunno violento.
Ma i genitori dello studente "condannato", come riporta il ‘Corriere del Veneto’, non l'hanno presa bene e hanno fatto ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar). Ma la risposta è stata negativa: per il giudice si è trattato, infatti, di una "misura educativa".
Il giovane, dunque, sarà costretto a vedere i suoi compagni partire mentre lui invece resterà a scuola.
Pugni fuori da scuola: scatta l'indagine
L’atto di bullismo è avvenuto lo scorso ottobre, dopo la fine delle lezioni, sul famoso ponte dell'Accademia del capoluogo veneto. A farne le spese è stato un alunno disabile, che ha avuto addirittura bisogno delle cure mediche in ospedale.
Una persona che passava di lì ha subito chiamato i carabinieri e allertato gli insegnanti. La scuola, davanti alla gravità del gesto, ha optato per la linea dura: sospensione di 15 giorni, niente gita scolastica e revoca temporanea dell’uscita autonoma.
Perché non era la prima volta che lo studente si trovava al centro di tali episodi: aveva già avuto un’altra sanzione disciplinare e in quel caso, su segnalazione delle famiglie, lo sportello anti bullismo della scuola aveva già avviato un’indagine.
Il Tar: respinto il ricorso
Al termine del periodo di sospensione, come detto, i genitori dello studente, non condividendo la scelta della preside, hanno presentato un ricorso al Tar, che però non è andato come speravano.
Per quanto riguarda la revoca temporanea dell’uscita autonoma, il Tribunale ha dato ragione solo in parte alla famiglia, annullandola perché non prevista dal regolamento scolastico. Posticipando però l'effetto di un mese, per non creare troppi problemi organizzativi ai genitori. L'istituto, però, non l'ha più riproposta.
Mentre per l’esclusione dalla gita scolastica, il Tar è stato netto: è una "misura educativa" prevista dal regolamento. Secondo i giudici, quella sanzione serviva per far capire al ragazzo la responsabilità delle sue azioni e a ristabilire un clima sereno nella scuola dopo un episodio così grave.
A tal proposito, la sentenza recita testualmente che la sanzione mira a "rafforzare il senso di responsabilità del figlio dei ricorrenti, al contempo mirando a ripristinare la correttezza dei rapporti all’interno della comunità scolastica a seguito del grave episodio".