
Secondo recenti analisi, gli insegnanti dedicano in media tra le 3 e le 5 ore a settimana alla gestione di email, messaggi sul registro elettronico e piattaforme didattiche. Un impegno aggiuntivo che si somma alle lezioni frontali, alla preparazione dei materiali, alla correzione dei compiti e alla partecipazione agli organi collegiali.
La diffusione degli strumenti digitali ha ampliato i canali di contatto con le famiglie, moltiplicando le richieste di informazioni e chiarimenti anche fuori dall’orario lavorativo. Non mancano messaggi serali o nei fine settimana, con un impatto diretto sul diritto alla disconnessione dei docenti, spesso non garantito come dovrebbe.
Diritto alla disconnessione
Il contratto collettivo nazionale della scuola prevede che l’uso delle tecnologie fuori dall’orario di servizio debba essere regolato a livello di istituto, ma nella pratica quotidiana poche scuole hanno definito norme chiare. Alcune hanno scelto di vietare l’utilizzo di WhatsApp e di altre app di messaggistica per comunicazioni ufficiali, invitando a usare solo la posta elettronica istituzionale e il registro elettronico.
Il confine tra disponibilità e reperibilità resta comunque sottile. Molti insegnanti si ritrovano a rispondere alle famiglie anche di sera, nel tentativo di mantenere un dialogo costruttivo ma rischiando di vedere sfumare il tempo personale.
Cosa prevede il contratto
L’articolo 29 del CCNL scuola, in particolare, stabilisce che i rapporti individuali con le famiglie rientrano tra gli adempimenti del docente, ma senza indicare un limite orario.
Diverso il caso degli incontri collegiali scuola-famiglia, che fanno parte delle 40 ore annuali previste per le attività collegiali e devono essere deliberati dal collegio dei docenti.
Nella realtà, però, le comunicazioni scritte, email, messaggi, gestione di giustificazioni o circolari, rappresentano una parte crescente del lavoro quotidiano, spesso invisibile e non riconosciuta contrattualmente.
La tecnologia causa di sovraccarico
L’esperienza della didattica a distanza durante la pandemia ha accelerato la digitalizzazione della scuola, modificando in profondità tempi e modalità del lavoro docente. Cosicché, oggi, oltre la metà degli insegnanti dichiara di dedicare da una a sei ore mensili, fuori orario, alle comunicazioni interne con colleghi e dirigenti.
La messaggistica istantanea rimane il canale più usato per i contatti informali: oltre l’80% dei docenti partecipa a gruppi WhatsApp tra colleghi. Più limitato, ma comunque diffuso, l’uso con genitori e studenti. Un’abitudine che, se da un lato facilita la comunicazione, dall’altro rischia di aumentare la pressione e la reperibilità costante.
La crescente digitalizzazione ha reso, dunque, la scuola più interattiva ma anche più esigente nei confronti dei docenti. Il risultato è una linea sempre più sottile tra lavoro e tempo personale.