
Sulla tragedia di Corinaldo si stanno esprimendo un po’ tutti: politici, comunicatori, artisti, psicologi, genitori. Ma, sinora, la voce più importante è stata messa in secondo piano. Quasi nessuno, infatti, si è preso la briga di approfondire che idea si siano fatti i ragazzi di quanto accaduto la notte tra il 7 e l’8 dicembre nella discoteca Lanterna Azzurra, poco prima del dj-set di Sfera Ebbasta. In fondo, cinque delle sei vittime erano loro coetanei. E proprio alcuni di quelli toccati più da vicino dall’accaduto, i compagni di classe di uno degli adolescenti morti fuori dal locale marchigiano, al ritorno a scuola hanno voluto far sentire il loro dolore. “Da un concerto si torna senza voce, non senza vita”: sono queste le parole, affidate a uno striscione, con cui gli studenti dell’istituto Volterra-Elia di Ancona hanno salutato il loro amico (Daniele Pongetti). Una frase che è diventata nelle ultime ore il simbolo del dramma.
Tutti contro chi ha spruzzato lo spray al peperoncino
Un fatto che, però, sarebbe potuto accadere in qualunque parte d’Italia. Così Skuola.net ha raccolto le considerazioni delle migliaia di ragazzi che hanno appreso della notizia da giornali, tv e social network. E anche loro sono concordi nel dire che, con un po’ di attenzione in più, si sarebbe potuto evitare questo triste epilogo. Sul banco degli imputati c’è soprattutto chi, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe spruzzato lo spray al peperoncino che sarebbe all’origine dell’evento: “Bisogna pensare alle conseguenze di ogni azione e accendere il cervello”, dicono in tanti. Qualcuno propone “la leva militare obbligatoria” per chi si rende protagonista di atti potenzialmente così pericolosi. Ma c’è anche chi è meno diplomatico: “Colui che ha causato questo – si legge in un commento - dovrebbe finire in prigione a vita”.