
Riparte da ottobre l'iniziativa #Bellimanonbulli, un vero e proprio tour nelle scuole d'Italia che porta tra gli studenti la discussione su un problema che ogni giorno affligge moltissimi ragazzi: il bullismo e il cyber bullismo.
Spesso le due cose sono strettamente legate tra loro, come spiega l'On. Micaela Campana, organizzatrice dell'iniziativa e autrice della proposta di legge che tratta questi comportamenti come veri e propri reati. Durante lo scorso anno scolastico #Bellimanonbulli ha portato più consapevolezza su questi temi tra gli studenti delle scuole e tra professori e presidi, portando allo scoperto situazioni problematiche e educando al corretto uso di internet. Noi si Skuola.net abbiamo intervistato l'On. Campana e le abbiamo chiesto come fare a difendersi dagli episodi di bullismo e cyber bullismo all'interno e al di fuori della scuola.Quale impatto ha avuto la campagna #bellimanonbulli sui ragazzi l'anno scorso?
L'iniziativa ha avuto un successo straordinario in termini di partecipazione. Prima di depositare la proposta di legge in Commissione Giustizia l'ho presentata nelle scuole italiane e la risposta è stata straordinaria. Per questo riprenderemo questo viaggio nelle scuole d'Italia da ottobre.
Quali sono le finalità dell'iniziativa?
L'iniziativa riguarda la generazione social, ma non solo. Il viaggio nelle scuole mi ha permesso di toccare con mano qual è la situazione reale rispetto a questi temi e a scoprire che certi comportamenti sono ben più presenti di quanto si creda. La proposta di legge riguarda il cyber bullismo in particolare ma si estende in modo organico a tutte le manifestazione di bullismo, che diventa un vero e proprio fenomeno giuridico. Abbiamo previsto poi una certa regolamentazione dell'uso di internet, che non vuol dire però mettere un bavaglio alla rete, ma educare al suo corretto uso. C'è poi una parte della legge che riguarda la prevenzione: io ci punto molto e alla prevenzione è dedicata la campagna nelle scuole per rendere studenti, genitori e insegnanti protagonisti di questo percorso e responsabilizzati.
Chi parteciperà a questa iniziativa?
Non sono mai sola nel mio tour: partecipano psicologi, siti web, la polizia postale, insegnanti e presidi, personaggi della musica, della televisione e dello sport.
E' mai capitato che i ragazzi si rivolgessero a lei per chiedere un aiuto contro il bullismo?
Assolutamente si, solitamente a seguito degli incontri si crea una discussione che porta quasi sempre a fare delle denunce, fenomeni di bullismo e cyber bullismo che accadono nelle scuole. Spesso usano gli stessi social utilizzando le mie pagine web per contattarmi in privato. Bisogna denunciare e le possibilità ci sono: c'è la polizia postale, ci sono i professori o i presidi a cui poter chiedere aiuto.
I ragazzi durante il tour hanno la possibilità di discutere o modificare la proposta di legge?
L'idea è nata proprio per questo: da alcune proposte e richieste fatte dai ragazzi la proposta di legge è già stata modificata. Il confronto serve proprio ad arricchire la proposta di legge. I contributi della cosiddetta "generazione dei social" sono fondamentali.
Se la proposta diventerà legge, come difenderà i ragazzi vittime di bullismo o cyber bullismo?
Il percorso è molto simile a quello dello stalking, le procedure giuridiche sono già presenti in quella legge. Riguarda le cattive condotte in rete sia di maggiorenni che di minorenni, che diventano veri e propri reati. Poi c'è tutta la parte sulla responsabilità delle scuole e delle famiglie, e una rete di sostegno delle amministrazioni pubbliche. L'idea è quella di costruire una regolamentazione del web, senza mettere nessun bavaglio. Ma nelle regole la libertà di ognuno di noi è più garantita.
Quali saranno i tempi?
La legge è incardinata in Commissione Giustizia, bisogna aspettare i tempi del calendario della Camera. Da parte mia c'è la volontà di spingere il Parlamento a far si che questa legge sia una priorità dell'agenda politica del Governo.
Che cosa dovrebbe fare un ragazzo nel concreto per difendersi dal bullismo?
Innanzitutto stiamo provvedendo insieme all'università Tor Vergata e al Ministero dell'Istruzione per trovare delle soluzioni anche tecniche che possano aiutare i ragazzi e non solo ad avere del sostegno e possibilità di difesa. Per questo stiamo dialogando anche con i maggiori social network in Italia e nel mondo come Facebook e Ask e altri siti come specializzati come Skuola.net. Dal canto loro i ragazzi devono capire che internet è uno strumento straordinario ma anche pericoloso, perché postando foto, post o video, informazioni molto personali diventano pubbliche e non sarà poi possibile cancellarle. Infine devono sapere che l'anonimato non esiste: la polizia postale o chiunque può risalire alla tua identità. Ma la cosa davvero importante, in caso di episodi di bullismo, è una sola: chiedere aiuto. Parlare con i propri genitori, con la polizia postale, con gli insegnanti. E' fondamentale non rimanere in silenzio.
Carla Ardizzone