Concetti Chiave
- La sofferenza psichica è vista come una fase necessaria per la crescita personale e la scoperta di sé, secondo Freud.
- Eriksson sostiene che ogni fase della vita presenta difficoltà che devono essere superate per avanzare alla fase successiva.
- La distinzione tra normalità e patologia è sottile e basata su norme sociali che definiscono il comportamento accettato.
- L'anormalità non equivale necessariamente a patologia, poiché può derivare da comportamenti anticonformisti o originali.
- L'anormalità è influenzata da fattori esterni (percezione sociale) e interni (sofferenza personale che ostacola le relazioni).
Il ruolo della sofferenza psichica
Ogni individuo, nel corso della sua vita, attraversa momenti di disagio psichico o sofferenza, come la perdita di una persona cara o il passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Nonostante quei determinati momenti possano essere considerati negativi dall’individuo nel momento in cui sono vissuti, si tratta di esperienze soggettive positive. Lo psicoanalista Freud sosteneva che la sofferenza psichica fosse necessaria per la maturazione e la crescita interiore giacché di fronte a delle difficoltà, l’individuo attiva risorse e capacità che non si metterebbero in pratica in altri situazioni e, di conseguenza, conosce nuove parti di se stesso. Inoltre, la sofferenza psichica ha una grande influenza sulla personalità del soggetto, definita come l’unità bio-psico-dinamica in relazione all’ambiente.
Anche Eriksson sosteneva che ogni fase della vita fosse caratterizzata da determinate difficoltà che l’individuo dovesse superare per passare alla fase successiva.
Tuttavia, non tutti gli individui reagiscono allo stesso modo di fronte alle difficoltà e, quando la sofferenza psichica diventa insopportabile e impedisce al soggetto di avere un contatto con la realtà, con le persone o di inserirsi nella società, si entra nel campo della patologia.
Normalità e patologia
Tra la normalità e la patologia vi è un filo sottilissimo e per comprenderlo è necessario capire cosa s’intende per “normalità”. Riferendoci al significato etimologico del termine, la normalità è ciò che concerne una norma. Un individuo è considerato normale quando assume dei modelli di comportamento condivisi dalla maggioranza. Tali modelli sono frutto delle differenti situazioni sociali e, di conseguenza, la normalità non può che assumere una connotazione relativa. Tuttavia, l’anormalità non va assimilata alla patologia, poiché un individuo può assumere dei comportamenti anticonformisti, originali e dunque essere etichettato dalla società come anormale, ma ciò non significa che sia affetto da una patologia. Possiamo dunque costatare che l’anormalità è relativa a fattori esterni, ovvero come un soggetto appare alla società e a fattori interni, ovvero quei comportamenti che provocano sofferenza alla persona stessa, impedendogli di instaurare delle relazioni, di inserirsi nella società o di sentirsi bene con se stessi.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della sofferenza psichica nella crescita personale secondo Freud?
- Come viene definita la normalità nel contesto del testo?
- Qual è la differenza tra anormalità e patologia secondo il testo?
Freud sosteneva che la sofferenza psichica fosse necessaria per la maturazione e la crescita interiore, poiché di fronte alle difficoltà, l'individuo attiva risorse e capacità che altrimenti non utilizzerebbe, scoprendo nuove parti di sé.
La normalità è definita come l'adozione di modelli di comportamento condivisi dalla maggioranza, influenzati dalle situazioni sociali, e quindi assume una connotazione relativa.
L'anormalità è relativa a fattori esterni e interni e non implica necessariamente una patologia; un individuo può essere considerato anormale per comportamenti anticonformisti senza essere patologico.