Concetti Chiave
- Fino al XVIII secolo, i bambini erano considerati "adulti in miniatura" e solo successivamente si è riconosciuto che hanno bisogni distinti dagli adulti.
- L'età evolutiva (0-18 anni) è caratterizzata da cambiamenti somatici e psicologici, che iniziano ad essere meglio compresi grazie a studi psicologici e pedagogici.
- Le famiglie moderne, spesso mononucleari, possono sentirsi isolate nel loro compito educativo e affrontano sfide senza il supporto di una rete familiare estesa.
- I mass media spesso promuovono modelli irrealistici di infanzia, influenzando le aspettative sui bambini e promuovendo bisogni indotti piuttosto che reali.
- La società vede i minori come risorse importanti per il futuro, spingendo per servizi educativi adeguati che supportino il loro sviluppo sociale e cognitivo.
Indice
Evoluzione della percezione dell'infanzia
Sono considerati minori tutte le persone che hanno dagli 0 ai 18 anni di età. Prima del l’700, l’infanzia era ignorata e il bambino era considerato un “adulto in miniatura”, infatti veniva già indirizzato dalle balie a pratiche sessuali. L’adulto cominciò ad avere maggiore considerazione del bambino e a preoccuparsi della sua educazione soltanto nel corso del Settecento quando, grazie a Rousseau cominciarono a rendersi conto che ad ogni età corrispondano caratteristiche e bisogni differenti da quelli dell’adulto, quindi avanzò l’idea che il bambino fosse buono e che fosse compito degli educatori predisporre le condizioni perché potessero emergere le sue potenzialità.
. La sua idea non nasceva però da un’indagine sperimentale sull’infanzia, ma da una speculazione teorica. Le prime indagini empiriche (sperimentali) avvennero solamente agli inizi del 1900.Età evolutiva e cambiamenti psicologici
La fase dai 0-18 anni è chiamata anche età evolutiva per via dei numerosi cambiamenti somatici e psicologici che avvengono. Prima dei 3 anni i bambini vengono considerati con scarsa capacità di comprensione e di autocontrollo, dipendenti dall’adulto e senza moralità. Questo modo di pensare cambia all’ingresso nella scuola elementare dove vengono richieste prestazioni cognitive e gli adulti di conseguenza considerano i bambini più simili a loro stessi.
Contraddizioni nella cultura dell'infanzia
Dall’inizio del secolo ad ora le conoscenze relative al bambino si sono ampliate e diffuse, c’è una maggiore cultura dell’infanzia dovuta alle ricerche psicologiche, pedagogiche e sociologiche. La nostra epoca è segnata però da alcune riserve e contraddizioni, quali:
• La conoscenza relativa al bambino dipende dalla frequentazione che si ha con lui: chi vive quotidianamente con un bambino, possiede molta più esperienza di chi invece non ha figli;
• Le famiglie sono spesso lasciate sole nel loro compito educativo: per esempio, le nuove famiglie mononucleari possono avere lo svantaggio di non avere parenti vicini che possano aiutarli in caso di difficoltà con il figlio; molte giovani madri si sentono sole e non sono in grado di reagire ad alcune situazioni. Il padre ha funzione di supporto per la madre, ma non sempre è presente;
• I bisogni dei figli sono diversi da quelli dei genitori: molte volte ciò non è compreso e si fanno delle aspettative sul proprio figlio, che spesso lui non potrà soddisfare, con conseguente delusione da parte dei genitori;
• I mass media propongono modelli falsi ed esagerati di bambini: ciò viene fatto per indurre all’acquisto di giocattoli infantili. È importante fare una distinzione tra bisogni reali e bisogni indotti;
• I bambini hanno bisogno di interagire, di avere rapporti sociali. Ai giorni d’oggi invece succede che spendano molto tempo guardando la televisione o giocando a videogames. Bisogna creare nuovi spazi di aggregazione per bambini e adolescenti, in modo da potenziare le loro capacità cognitive/emotive/sociali;
• Esistono delle incoerenze educative: si pretende autonomia dai bambini, ma i genitori mantengono sempre rapporti di dipendenza con loro. Inoltre molto spesso vi è un’adultizzazione precoce del bambino, negando così la sua infanzia; il genitore deve riappropriarsi del proprio ruolo per favorire il processo di autonomia del figlio;
• Grazie al riconoscimento dei bisogni del minore, sono cambiate alcune leggi che li tutelano: i minori sono visti come soggetti deboli della società;
• La società vede il minore come risorsa su cui investire per il miglioramento del proprio futuro: Il bambino viene spesso usato come mezzo pubblicitario per incrementare il commercio;
• Con la nuova visione dell’infanzia è nata l’esigenza di servizi/scuole che educhino il bambino adeguatamente: I servizi per adolescenti sono meno diffusi, nonostante questi soggetti si trovino ad affrontare un periodo della vita critico e fondamentale. La scuola viene chiamata a svolgere dei compiti educativi che la famiglia non può fornire. Non è vista solo come luogo del sapere, ma anche luogo di socializzazione;
• Il valore dell’infanzia varia a seconda della cultura e della Nazione: È importante considerare il bambino all’interno di un contesto “ecologico” per far sì che cresca e si sviluppi adeguatamente.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'evoluzione storica della percezione dell'infanzia?
- Quali sono le principali contraddizioni nella società moderna riguardo all'infanzia?
- Come sono cambiate le leggi riguardanti i minori?
- Qual è l'importanza della socializzazione per i bambini e gli adolescenti?
- Qual è il ruolo della scuola nella nuova visione dell'infanzia?
Prima del '700, l'infanzia era ignorata e i bambini erano considerati "adulti in miniatura". Solo nel Settecento, grazie a Rousseau, si iniziò a riconoscere che i bambini hanno caratteristiche e bisogni diversi dagli adulti.
Le contraddizioni includono la solitudine delle famiglie nel compito educativo, le aspettative irrealistiche dei genitori, i modelli falsi proposti dai mass media, e l'adultizzazione precoce dei bambini.
Le leggi sono cambiate per riconoscere i bisogni dei minori, vedendoli come soggetti deboli della società e proteggendoli maggiormente.
I bambini hanno bisogno di interagire e avere rapporti sociali per potenziare le loro capacità cognitive, emotive e sociali, ma spesso passano troppo tempo con la televisione o i videogiochi.
La scuola è chiamata a svolgere compiti educativi che la famiglia non può fornire, fungendo non solo da luogo del sapere ma anche da spazio di socializzazione.