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Femminicidio: perché gli uomini arrivano ad uccidere?
Il termine Femmicidio (femicide) è stato diffuso per la prima volta dalla statunitense Diana Russell che, nel 1992, nel libro Femicide: The Politics of woman killing, attraverso l’utilizzo di questa nuova categoria criminologica, individuò la causa principale degli omicidi nei confronti delle donne: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna in quanto tale.
Successivamente l’antropologa messicana Marcela Lagarde ampliò il significato indicando con il termine Femminicidio“la forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto dalla violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine (maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria, istituzionale) […] che possono culminare con l’uccisione.”
I dati, provenienti dai maggiori istituti statistici parlano chiaro: il fenomeno del femminicidio è in progressivo sviluppo, basti pensare che una donna europea su 4 ha subito una violenza fisica, e nel 2012 in Italia ogni due giorni una donna è stata uccisa.
-Su 10 femminicidi 7,5 sono preceduti da denuncia.
- Oltre il 70% dei delitti avviene in un contesto familiare.
Sono proprio quest’ultimi, i dati che devono farci maggiormente riflettere.
Come si è potuto notare sono tantissime le donne uccise negli ultimi tempi, per questo per avere più chiarezza non occorre conoscere semplicemente l’entità del fenomeno, ma è opportuno analizzarlo anche sotto l’aspetto psicologico, cercando di capire quali siano i veri motivi che spingono alcuni uomini a compiere gesti così estremi.
Tra le varie cause di una violenza sessuale possiamo trovare una mascolinità ostile, orientamento astioso e distruttivo verso le donne che nasce dall’insicurezza maschile e dal desiderio folle di controllare e dominare la donna; un’attività sessuale impersonale, ossia che interessa solo i corpi e non prevede coinvolgimento emotivo; il narcisismo maschile, che induce l’uomo a vivere in modo egocentrico la propria relazione tralasciando i bisogni e desideri della partner; l’incapacità di gestire la propria frustrazione maturata in ambito lavorativo, personale e relazione, che accumulandosi conduce a moleste e maltrattamenti nei confronti della famiglia, capro espiatorio su cui proiettare il proprio senso di colpa.
Consumo di alcol e sostanze psicoattive come le droghe che vanno a toccare il sistema limbico sono variabili determinanti nello scatenare l’aggressività maschile, dal momento che contribuiscono alla perdita dei freni inibitori.
Inoltre, non è da sottovalutare il ruolo della pubblicità, la quale con i suoi spot sessisti rinforza stereotipi di genere che vedono le donne ridotte al ruolo di casalinghe disperate, acquirenti compulsive, bellezze da ammirare come fossero dei banali oggetti, e non soggetti dotati di propria personalità in grado di fare grandi cose per se stessi e per la comunità nella quale vivono.
L’ineguaglianza tra i due sessi è in fondo un fenomeno sociale secolare, perché affonda le sue radici nelle antiche famiglie patriarcali in cui le donne ricoprivano ruoli minori, di moglie e madre, mai di donna, nei cui confronti si attivavano perciò meccanismi di vicinanza particolare, che combinavano affetto e spesso dominio.
Perciò, è molto difficile intraprendere il cammino verso la parità sostanziale tra i due sessi.
Dal punto di vista giuridico, sono stati compiuti ottimi passi: oltre all’introduzione del reato di stalking, qualche mese fa è stato approvato un decreto legge che mira a rendere più incisivi gli strumenti della repressione penale nei confronti dei fenomeni di maltrattamento in famiglia, violenza sessuale e di atti persecutori.
Tuttavia la legge da sola non basta: obiettivi essenziali da raggiungere sono l’abbattimento dei modelli culturali arcaici e l’educazione al rispetto nei confronti di qualsiasi fascia sociale, entrambi elementi che contribuiscono in maniera determinare a cambiare la mentalità retrograda e sessista di molti soggetti.
IL FEMMINICIDIO E LA VIOLENZA
DI GENERE: NUOVI PROFILI
GIURIDICI E DINAMICHE
PSICOLOGICHE E CULTURALI
CATANZARO 29 NOVEMBRE
2013
IL FENOMENO IN
CIFRE
DATI STATISTICI SUL
FEMMINICIDIO
Numero di donne assassinate in italia negli
ultimi anni
ANNO DONNE
ASSASSINATE
2009 172
2010 156
2011 137
2012 120 FONTE ISTAT-TELEFONO
ROSA
Su 10 femminicidi 7,5 sono
preceduti da denunce
Oltre il 70% dei delitti
avviene in un contesto
familiare FONTE ISTAT-TELEFONO
ROSA
1 donna europea su 4 ha
subito una violenza fisica
1 donna italiana su 10 ha
subito una violenza sessuale
In Italia nel 2012 una donna
uccisa ogni 2 giorni
Distribuzione territoriale dei femminicidi in Italia
PERIODO 2000-2011 -CASI :2061
REGIONI PIU’ COLPITE DAL FENOMENO
Lombardia : 251
Emilia Romagna 128
Piemonte:122
Lazio :122
8,4% Lombardia
17,2% Emilia Romagna
Piemonte
8,4% Lazio
8,8%
DATO TERRITORIALE RIPARTITO PER AREE
GEOGRAFICHE
PERIODO 2000-2011-CASI: 2061
Chart Title
30,70%
REGIONI DEL SUD 49,90%
REGIONI DEL NORD
REGIONI DEL CENTRO
19,40%
Studio: EURES
Cause femminicidi in Italia (in
percentuale) movente passionale
26,3
11,7 0,34
11,7 interesse/denaro
liti/disssapori
23,4 raptus
disturbi psichici
Rapporto Eures-Ansa
2009
Soggetti coinvolti
90%
80%
70%
60%
50% Autori
Vittime
40%
30%
20%
10%
0% Uomini Donne Minori
Soggetti coinvolti Autori Vittime
Uomini 79% 33,80%
Donne 22% 50,10%
Minori 0,40% 16,01%