
Le prove INVALSI dividono il mondo della scuola. Quest’anno presentano anche una novità, riguardante solo le seconde classi campione delle scuole secondarie di II grado, ovvero la verifica delle competenze digitali.
Ma sono utili queste prove standardizzate, in stile statunitense, per valutare il livello di apprendimento? Se lo chiedono da sempre in tanti, compresi insegnanti, studenti e i genitori.
E da un sondaggio condotto dalla rivista specializzata ‘La Tecnica della Scuola’, a cui hanno partecipato 700 lettori della testata, arriva una prima risposta: un'ampia maggioranza si oppone alla loro somministrazione. Ma, seppur pochi, c'è anche chi è a favore.No alle prove INVALSI
Le prove INVALSI sono uno strumento standardizzato che misura competenze in diverse materie, come italiano, matematica e inglese. Eppure, molti docenti, ma anche studenti e genitori, non sono convinti della loro utilità.
Il sondaggio condotto dalla rivista specializzata 'La Tecnica della Scuola' ha rivelato che ben l'86,6% degli insegnanti e l'87,5% degli studenti è contrario alle prove INVALSI. Oltre a questi, ad essere favorevoli alla loro eliminazione anche l’85,9% dei genitori. Ma non solo, tra i partecipanti al sondaggio anche 8 dirigenti scolastici su 10 si sono dichiarati contrari.
Questa forte opposizione è accompagnata anche da relative motivazioni. Gli insegnanti, in particolare, lamentano che le prove non rispecchiano le reali competenze degli studenti, soprattutto considerando le differenze tra le scuole e i vari percorsi di studio.
Inoltre, la somministrazione di test identici per scuole con livelli di preparazione così diversi può risultare problematica. Un lettore ha commentato: “È assurdo somministrare la stessa prova per scuole tanto diverse per utenza e livelli di preparazione”.
L’impatto sulla didattica
Un altro punto cruciale sollevato dai docenti è il tempo sottratto alla didattica. La preparazione e la somministrazione delle prove richiedono molto impegno extra, che potrebbe essere meglio impiegato in attività educative più formative e coinvolgenti.
Poi c’è chi critica anche la modalità di svolgimento: “Le crocette hanno contribuito al decadimento della scuola italiana. Non ci appartengono, lasciamole agli americani, come per tante altre cose”. Infatti una delle principali critiche riguarda l’origine delle prove, ispirate a modelli statunitensi che potrebbero non adattarsi pienamente al contesto italiano.
Chi difende le prove INVALSI
Nonostante le numerose critiche, però, c'è chi difende le prove INVALSI, sostenendo che siano uno strumento utile per monitorare il livello di apprendimento degli studenti.
Secondo i sostenitori, questi test permettono ai docenti di verificare il proprio lavoro e di misurare i progressi degli studenti. Inoltre, si sottolinea che prove analoghe sono presenti in molti altri Paesi, contribuendo a una visione d'insieme sulla qualità del sistema scolastico.
L’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Educativo (INVALSI) ribadisce che le prove non sono pensate per valutare i singoli studenti, ma per raccogliere dati che possano migliorare il sistema educativo nel suo complesso. Questi dati aiutano a identificare le aree critiche e a migliorare l’offerta formativa delle scuole.