Concetti Chiave
- Aristotele sosteneva che il gioco e l'arte sono necessari per rinfrancarsi dalle fatiche del lavoro, sebbene estranei alla vita reale.
- Spencer vedeva il gioco come un modo per esprimere la vitalità infantile, utilizzando l'energia superflua che non viene impiegata nelle attività quotidiane.
- La teoria di K.Groos considera il gioco un esercizio preparatorio, una palestra per allenarsi sia fisicamente che mentalmente per le sfide future.
- Stanley Hall propone la teoria dell'atavismo, secondo cui il gioco permette di rivivere inconsciamente le tappe della civilizzazione umana.
- Freud ritiene che il gioco consenta al bambino di scaricare ansie e paure, fungendo da catarsi e offrendo sicurezza attraverso la ripetizione.
Importanza del gioco nello sviluppo
La più antica è sicuramente la teoria della ricreazione, sostenuta da Aristotele, secondo il filosofo arte e gioco andavano intesi come elementi estranei alla vita reale ma necessari all’uomo per rinfrancarsi dopo le fatiche del lavoro.
Nel corso del XVIII secolo, la teoria dell’energia superflua di Spencer, vede il gioco come un momento privilegiato atto ad esprimere la nostra vitalità, soprattutto in età infantile, quando tutti noi abbiamo un surplus di energia che non impegniamo nelle normali attività quotidiane.
Teorie moderne sul gioco
La teoria dell’esercizio preparatorio di K.Groos, siamo ai primi del ‘900, ritiene il gioco un valido aiuto per preparare ad affrontare la vita, il gioco diventa una sorta di palestra in cui allenarsi fisicamente e mentalmente ad affrontare le sfide che verranno in età adulta.
Stanley Hall, sostiene la teoria dell’atavismo, considerando il gioco una sorta di cammino in cui l’uomo ripercorre le tappe della sua civilizzazione, attraverso il gioco ripercorriamo, in modo inconsapevole attività e modi di agire dei nostri antenati.
A Sigmund Freud (1856-1939) si deve la famosa teoria della catarsi, il bambino scarica nel gioco le sue ansie, le sue tensioni, le sue paure e anche la sua aggressività, perché riesce a rappresentare nelle attività ludiche tutte quelle situazioni che gli creano angoscia.
Essendo il gioco ripetibile, egli acquista anche sicurezza e serenità, potendo più e più volte combattere le sue ansie.
Johan Huizinga, storico e linguista olandese e contemporaneo di Freud, sosteneva la teoria dell’homo ludens. Egli riteneva il gioco un’attività svolta in modo volontario e praticata in un arco di tempo ben preciso, seguendo regole prefissate e accompagnato da un sentimento di tensione e gioia. Il gioco per lui è fine a se stesso, creando una continua interazione tra regole e divertimento.
Domande da interrogazione
- Qual è la teoria della ricreazione di Aristotele riguardo al gioco?
- Come vedeva Spencer il ruolo del gioco nello sviluppo infantile?
- Qual è la teoria di Sigmund Freud sul gioco?
Aristotele considerava il gioco e l'arte come elementi estranei alla vita reale ma necessari per rinfrancarsi dopo le fatiche del lavoro.
Spencer vedeva il gioco come un momento per esprimere la vitalità, soprattutto in età infantile, quando c'è un surplus di energia non utilizzata nelle attività quotidiane.
Freud sosteneva la teoria della catarsi, secondo cui il gioco permette al bambino di scaricare ansie, tensioni e paure, rappresentando situazioni angoscianti e acquisendo sicurezza e serenità.