Concetti Chiave
- Nel XII secolo, la conoscenza delle opere di Aristotele e altri testi scientifici greci e arabi si diffuse in Europa grazie a centri di traduzione a Toledo e in Sicilia.
- Il dibattito tra dialettici e antidialettici riguardava l'integrazione della logica aristotelica nei dogmi cristiani, creando tensioni tra ragione e fede.
- I dialettici utilizzavano la logica per esplorare temi teologici, cercando di conciliare ragione e fede attraverso la discussione e dimostrazione razionale.
- Gli antidialettici, come San Pier Damiani, si opponevano all'uso della logica nei dogmi cristiani, temendo che compromettesse l'ortodossia della fede.
- Il dibattito rifletteva una rinascita culturale e interesse per la filosofia e la scienza, con un crescente numero di giovani studiosi coinvolti.
Il dibattito tra dialettici e antidialettici
Verso la metà del XII secolo si diffuse la conoscenza delle tre parti dell’Organon di Aristotele, fino ad allora sconosciuti. Verso il 1120-1130 Adelardo di Bath, filosofo e matematico britannico, fece la prima traduzione dal greco degli Elementi di Euclide, mentre Gherarso da Cremona tradusse l’Almagesto di Tolomeo e vari altri lavori di astronomia araba. Si formarono due grandi centri di traduzione: uno a Toledo, promosso da Raimondo e un altro in Sicilia. Un’attività febbrile si diffonderà fra gli studiosi; nuovi gruppi sempre più numerosi di giovani si rivolgevano ai vari maestri.La rinascita culturale interessava il dibattito dialettico introno ai dogmi cristiani in particolare fra dialettici e antidialettici, che riproponeva in forma nuova il problema che aveva interessato i primi padri della chiesa fra la cultura filosofico-scientifica e la rivelazione.
Erano studiati uno per uno i termini più usuali del linguaggio comune e di quello teologico, per esempio: parte, tutto, sostanza,attributo, sacramento,natura, persona ecc.
I dialettici, movendo dallo studio della logica aristotelica e dai commenti che ne aveva dato il filosofo romano Boezio, svilupparono l’arte della discussione e della dimostrazione razionale e poi ne applicarono i risultati ai problemi della teologia cristiana, per esempio alla distinzione fra la sostanza divina e le persone della Trinità. In altre parole,sul patrimonio comune della fede cristiana veniva inserito qualcosa di nuovo: il gusto per l’indagine, il riconoscimento del valore della ragione che può renderci padroni di qualunque verità.
Gli antidialettici, fedeli custodi della tradizione, si opponevano a queste modalità: condannavano i saperi profani per salvare i dogmi della fede rivelata, si allarmavano temendo che la forza delle argomentazioni avrebbe compromesso l’ortodossia della fede. Il più vigoroso rappresentante degli antidialettici fu San Pier Damiani, il quale sostenne che Dio è superiore non solo alle leggi della natura, ma anche a quelle della logica.
Domande da interrogazione
- Quali furono i principali centri di traduzione nel XII secolo?
- Qual era la posizione dei dialettici riguardo alla teologia cristiana?
- Come si opponevano gli antidialettici alle nuove modalità di indagine?
I principali centri di traduzione nel XII secolo furono Toledo, promosso da Raimondo, e un altro in Sicilia.
I dialettici applicavano la logica aristotelica ai problemi della teologia cristiana, sviluppando l'arte della discussione e della dimostrazione razionale, e inserendo il valore della ragione nel patrimonio della fede cristiana.
Gli antidialettici, come San Pier Damiani, si opponevano condannando i saperi profani per proteggere i dogmi della fede rivelata, temendo che le argomentazioni razionali potessero compromettere l'ortodossia della fede.