Concetti Chiave
- La distribuzione delle risorse alimentari è altamente squilibrata, concentrata in aree con forte sviluppo industriale, mentre vaste regioni rimangono in povertà.
- Nord America, Europa e Paesi dell'ex Unione Sovietica consumano la maggior parte della produzione alimentare mondiale, lasciando poco al resto della popolazione globale.
- Le regioni più colpite dalla fame includono America Latina, Africa nera e Asia meridionale, con alti tassi di denutrizione rispetto alla popolazione.
- Nei Paesi sottosviluppati, la mancanza di risorse porta a un circolo vizioso di povertà, dove la malnutrizione riduce la produttività e limita la possibilità di migliorare le condizioni di vita.
- Per interrompere il ciclo della povertà è necessario un intervento deciso da parte delle autorità locali e una vera collaborazione internazionale, oltre a evitare politiche propagandistiche.
In questo appunto viene descritto il grande problema mondiale della fame e dunque di conseguenza anche il ciclo vizioso della povertà, di cui vengono riportate le principali caratteristiche. Si descrivono anche quali sono i Paesi in cui il problema della fame è diffuso principalmente.
Fame e circolo vizioso della povertà
In linea di massima si può dire che il consumo delle risorse alimentari mondiali è concentrato in poche aree con forte sviluppo industriale, le quali grazie ai loro redditi elevati, possono attingere ai predoni di tutti gli ambienti climatici.
A New York come a Toronto, a Parigi come a Milano, a Londra come a Francoforte, a Roma come a Tokyo, una bottega di rivendite alimentari con l'esposizione dei molteplici prodotti evoca i paesaggi agrari dell'intera superficie terrestre. Le dispense delle famiglie urbane scrive il geografo francese Pierre George, sono " un inconsapevole museo della produzione alimentare mondiale dove stanno uno accanto all'altro, ilo caffè del Brasile col riso birmano, cacao del Ghana o lo zucchero di canna delle Antille con le conserve di granchi del mare di Okhotsk, ed il litro d'olio d'arachidi del Senegal con i datteri delle oasi del Sahara".

Dove è fortemente concentrato il problema della fame
Complessivamente America settentrionale, Europa e i Paesi dell'ex Unione Sovietica, che raggruppano appena un terzo della popolazione mondiale, utilizzano i tre quarti della produzione alimentare disponibile sulla Terra. Al resto dell'umanità, quindi, spettano le briciole. E nell'arcipelago del sottosviluppo, scrive ancora Pierre George, la massa di contadini diseredati "porta la sua fame sin sotto le città o negli spazi liberi del loro interno, in attesa di un lavoro problematico e in cerca di fonti di cibo o di espedienti che la città offre più dalla campagna: popoli delle bidonvilles la cui miseria è più sordida, più appariscente di quella dei più poveri contadini senza terra, pur senza essere più grande. E' utile precisare che la fame non è la sola forma di miseria. Una famiglia che dispone soltanto di mezzi irrisori per acquistare il minimo indispensabile ed ingannare la fame non può concedersi alcun'altra spesa. Di pochi vestiti, un riparo improvvisato con alcune tavole ricuperate, dei graticci di canne che il temporale disperde tra le grida delle donne, dei poveri utensili da cucina, una stuoia per dormire: ecco la condizione di decine di milioni di uomini nell'America latina, sulle sponde del Mediterraneo, in Africa, in India, nell'Asia del Sud, nelle isole del Pacifico..". Le aree con le più alte percentuali di denutriti, rispetto alla popolazione, sono le Repubbliche andine, tutti i Paesi dell'Africa nera e l'Asia meridionale - che conta anche - in valore assoluto il maggior numero di affamati.
I popoli sottosviluppati, per ingannare la fame, usano consumare sostanze eccitanti e stupefacenti che da un lato aggravano ulteriormente le loro condizioni fisiche e dall'altro sottraggono aree alla coltivazione delle piante alimentari. Nei Paesi sottosviluppati, pertanto si è instaurato un circolo vizioso della povertà. Gli uomini non lavorano o presentano bassi rendimenti produttivi perché sono malnutriti; ma nello stesso tempo, sono malnutriti perché producono poco e non hanno mezzi finanziari per valorizzare le terre e le altre risorse naturali di cui sono costretti a chiedere prestiti all'estero; per pagare debiti, però devono esportare risorse che potrebbero essere utilizzate sul posto a beneficio della propria popolazione. In tal modo si ha un processo di impoverimento continuo che può essere spezzato solo da interventi decisi da parte delle autorità locali e da una collaborazione internazionale umanitarie e non, come spesso avviene, propagandistiche. Ciò finirebbe col rafforzare gli anelli della dipendenza del mondo sottosviluppato nei riguardi delle grandi potenze, che cercano nuovi sblocchi ai loro prodotti industriali.
Domande da interrogazione
- Qual è il principale problema mondiale descritto nel testo?
- In quali aree geografiche è maggiormente concentrato il problema della fame?
- Come si manifesta il circolo vizioso della povertà nei Paesi sottosviluppati?
- Quali sono le conseguenze della malnutrizione nelle aree sottosviluppate?
- Quali interventi potrebbero spezzare il ciclo vizioso della povertà?
Il testo descrive il grande problema mondiale della fame e il ciclo vizioso della povertà, evidenziando come il consumo delle risorse alimentari sia concentrato in poche aree sviluppate.
Il problema della fame è fortemente concentrato nelle Repubbliche andine, nei Paesi dell'Africa nera e nell'Asia meridionale, che contano il maggior numero di affamati.
Nei Paesi sottosviluppati, il circolo vizioso della povertà si manifesta attraverso la malnutrizione che porta a bassi rendimenti produttivi, costringendo a chiedere prestiti e a esportare risorse, aggravando ulteriormente la situazione.
La malnutrizione porta a bassi rendimenti produttivi e costringe le popolazioni a cercare espedienti per sopravvivere, come il consumo di sostanze eccitanti e stupefacenti, peggiorando le condizioni fisiche e sottraendo aree alla coltivazione alimentare.
Il ciclo vizioso della povertà potrebbe essere spezzato da interventi decisi delle autorità locali e da una collaborazione internazionale umanitaria, evitando approcci propagandistici che rafforzano la dipendenza dai Paesi sviluppati.