Concetti Chiave
- L'unità d'Italia del 1861 ha unito il paese geopoliticamente, ma ha lasciato profonde divisioni regionali, soprattutto linguistiche ed economiche.
- Il Nord Italia ha iniziato un processo di industrializzazione e modernizzazione, mentre il Sud è rimasto legato a un'economia agricola arretrata e a una cultura contadina.
- Gli intellettuali italiani si trovavano divisi tra una nostalgia per il passato e la necessità di promuovere la modernità e il progresso.
- In Europa, il positivismo sosteneva l'idea che il progresso migliorasse l'umanità, ma in Italia molti intellettuali erano scettici riguardo al valore del progresso scientifico.
- Il Verismo italiano, a differenza del Naturalismo francese, esprimeva una visione pessimistica influenzata dalla realtà sociale e culturale del paese post-unitario.
L'Unità d'Italia e le sue sfide
Con l’unità d’Italia, avvenuta nel 1861, il Paese è finalmente unito sotto il profilo geopolitico, ma la situazione che i politici e gli intellettuali si trovano ad affrontare continua ad essere una realtà problematica e frastagliata. Infatti, questa unificazione, in realtà, lasciò il Paese fortemente diviso: le parlate regionali erano profondamente diverse e rendevano arduo l’intento di creare gli italiani dopo che era stata creata l’Italia, e le industrie cominciarono a svilupparsi nel Nord, mentre nel meridione era ancora in vigore un’economia basata sulla piccola agricoltura, con metodi ancora rudimentali.
Differenze tra Nord e Sud
Gli intellettuali si ritrovarono di fronte ad un settentrione e ad un meridione che procedevano a velocità differenti: il Nord era in pieno decollo industriale ed era meglio disposto a modernizzarsi, mentre il Sud era rimasto legato a situazioni profondamente arcaiche e ad una cultura contadina che si basava ancora su modalità di pensiero superstiziose e arretrate. Per questo motivo, il gruppo degli intellettuali si colloca a metà strada tra un sentimento di nostalgia per un passato identificato con la semplicità primogenita dei primi uomini (una nostalgia quasi romanticamente espressa) e un bisogno di correggere le arretratezze culturali (quindi una rappresentazione verista di una comunità talmente lontana dalla possibilità di crescita da sembrare quasi al di fuori della Storia) e di modernità. In tutta Europa la modernità era diventata l’argomento fondamentale della filosofia e della letteratura: si era, infatti, sviluppata la corrente filosofica del positivismo secondo cui, attraverso il progresso e avvalendosi dello strumento della ragione, l’umanità si sarebbe migliorata sempre di più.
Il mito del progresso e il Verismo
In Italia, il mito del progresso, da un lato, fu considerato come una rinuncia di quello stato di natura che i nostalgici consideravano ideale; per questo motivo per molti intellettuali italiani il progresso scientifico non portava vera e propria conoscenza. Il Verismo italiano, infatti, fu una corrente letteraria fortemente pessimistica, a differenza del Naturalismo francese che fu, invece, una corrente letteraria fortemente ottimistica, poiché si basa proprio sulla filosofia del positivismo.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali sfide affrontate dall'Italia dopo l'unità del 1861?
- Come si manifestavano le differenze tra il Nord e il Sud Italia dopo l'unificazione?
- In che modo il Verismo italiano si differenzia dal Naturalismo francese?
Dopo l'unità d'Italia nel 1861, il Paese rimase diviso con differenze regionali significative, come le diverse parlate e lo sviluppo industriale concentrato al Nord, mentre il Sud rimase legato a un'economia agricola rudimentale.
Il Nord Italia era in pieno sviluppo industriale e aperto alla modernizzazione, mentre il Sud era ancora legato a una cultura contadina arcaica e superstiziosa, creando un divario culturale e economico tra le due regioni.
Il Verismo italiano era una corrente letteraria pessimistica che vedeva il progresso scientifico come una rinuncia allo stato di natura ideale, a differenza del Naturalismo francese, che era ottimista e basato sulla filosofia del positivismo.