Marcello G.
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Voti buoni, altissimo tasso di soddisfazione per la scelta fatta e una certa fiducia nel futuro lavorativo. Ecco il giudizio che probabilmente darai tra cinque o sei anni - una volta conseguita la laurea - se stai pensando d’iscriverti alla facoltà d’ingegneria. Grazie agli ultimi due Rapporti Almalaurea – quello sul profilo dei laureati e quello sulla loro condizione occupazionale – abbiamo infatti elaborato l’identikit dell’aspirante ingegnere. E, senza dubbio, ci troviamo di fronte ad uno dei settori che ripaga di più gli sforzi degli studenti.

Gli studenti d’ingegneria si laureano in tempo e con voti alti

Perché i dottori in ingegneria sono, innanzitutto, giovani laureati. L’età media del conseguimento del titolo – tra lauree triennali e lauree magistrali – è di 25,5 anni. E il 22% dei laureati ‘junior’ ha addirittura meno di 23 anni. Ma sono i dati assoluti quelli che impressionano: il 39,6% (stando ai dati sui titoli conseguiti nel 2016) riesce infatti a discutere la tesi perfettamente in corso. E un altro 29,6% ce la fa con appena 1 anno di ritardo. Con una media esami che supera i 25 trentesimi e un voto di laurea medio che si attesta attorno quota 100 (ma che nel caso dei titoli magistrali sale a 106). Qualcuno potrebbe obiettare che non sono numeri così eccezionali. C’è però da considerare che ci troviamo di fronte ad alcuni tra i percorsi universitari più ostici.

La soddisfazione è ai massimi, quasi tutti rifarebbero la stessa scelta

Il vero valore aggiunto degli studi in ingegneria, però, è come detto il livello di soddisfazione che la facoltà tecnica per eccellenza riesce a lasciare in eredità ai suoi laureati. Quasi 9 ingegneri su 10, a conti fatti, si dice contento della scelta fatta anni prima. Anche perché le stesse facoltà d’ingegneria sembrano piccoli paradisi degli universitari: più del 93%, infatti, ha apprezzato i rapporti che è riuscito a instaurare con i colleghi. E più dell’83% è contento anche di quelli allacciati con i docenti. Ma il trend positivo riguarda praticamente ogni aspetto della vita d’ateneo: dalle aule (pollice in su per il 74,7% dei laureati 2016) alle postazioni informatiche (promosse dall’85,2%), dalle biblioteche (bene per il 74,8%) agli spazi per lo studio individuale (segno più per l’85,3%). Il risultato è che l’85,9% degli oltre 30mila laureati in ingegneria intervistati rifarebbe tale scelta (il 73,3% nella stessa università, mentre il 12,6% cambierebbe solo università).

Il lavoro? Presto e con buone prospettive di crescita

Infine un accenno alle prospettive occupazionali dei futuri ingegneri. Il 68% dei laureati magistrali (parametro più attendibile visto che valuta il ciclo di studi completo) a un anno dal titolo ha un lavoro (il 42,8% con un contratto a tempo indeterminato, il 20,4% con contratti di formazione, e il 23,8 con contratti a tempo determinato o di somministrazione lavoro). Ad assorbire quasi tutti gli ingegneri sul mercato sono le aziende private (94,4%). In quali settori? Più della metà – il 55,2% - si colloca nell’industria (soprattutto meccanica e edilizia) mentre un buon 42,7% nei ‘servizi’ (in particolar modo nell’informatica e nell’area consulenze).

Marcello Gelardini

Data pubblicazione 14 Luglio 2017, Ore 15:37
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