Marcello G.
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Un percorso lungo, per studenti pazienti (almeno in Italia). È quello che dicono gli ultimi Rapporti Almalaurea sul profilo dei laureati e sulla loro condizione occupazionale. I futuri architetti, infatti, ci mettono forse più di altri a conseguire il titolo – la laurea magistrale arriva in genere attorno ai 27 anni - ma alla fine ottengono risultati molto buoni: 107/110 il voto medio di laurea per i dottori magistrali a ciclo unico (il corso principale della facoltà).

Laurea in architettura e lavoro

Dopo la laurea, c’è da prendere l’abilitazione, dopodiché inizia la ricerca di un lavoro. A un anno dalla laurea, però, solo poco più della metà degli architetti (il 52%) ha un’occupazione. Ma anche quelli che il lavoro l’hanno trovato non fanno certo i salti di gioia: appena il 17,5% ha un contratto a tempo indeterminato e un altro 10% è stato assunto con tipologie contrattuali ‘formative’ (apprendistato, ecc.). Mentre il 42% lavora con contratti a progetto, come lavoratore autonomo, di consulenze sporadiche. La retribuzione media difficilmente supera i mille euro.

Aule e laboratori lasciano molto a desiderare. Ma molti rifarebbero questa scelta

E la vita universitaria? C'è qualche difficoltà. Il livello di soddisfazione generale non è male – 84% per i laureati magistrali – solo che l’organizzazione degli atenei lascia a desiderare. Le aule? Solo il 56% ne dà un giudizio positivo. I laboratori (peraltro fondamentali per imparare il mestiere)? Li salva appena il 45% degli immatricolati. Ad alzare la media, per fortuna, ci pensano i rapporti umani: il 90% ha apprezzato quelli con gli altri studenti, l’81% quelli con i docenti. Anche se, per incoraggiare le future matricole, potremmo dire che l’80% dei laureati in architettura potendo tornare indietro rifarebbe la stessa scelta (il 67% senza cambiare università).

Marcello Gelardini

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