
NOTA DEL MINISTRO - La direttiva è contenuta in una nota pubblicata oggi dal Ministero, in risposta al problema sempre più caldo dell'integrazione fra gli studenti stranieri e quelli italiani all'interno della scuola italiana. Niente più classi-ghetto, formate quindi da soli stranieri, ma un insieme bilanciato per favorire l'integrazione.
PROBLEMA DIDATTICO E NON DI RAZZA- Il problema della convivenza tra italiani e stranieri principalmente è legato alla didattica, in particolar modo alla lingua italiana. Se in una classe la maggioranza degli studenti non comprende ciò che sta spiegando l'insegnante, evidentemente la didattica si rallenta perché bisogna provvedere al recupero del deficit linguistico. Infatti il tetto del 30% può variare proprio in funzione di questo fattore: questo limite potrà essere abbassato se in una classe ci sono alunni stranieri con adeguate competenze linguistiche o alzato nel caso contrario.
MORE ITALIAN - A dimostrazione che si tratta di un problema linguistico più che di razza, il regolamento di riordino del I ciclo prevede, infatti, che nella scuola secondaria di I grado (scuola media) una quota di ore di insegnamento della seconda lingua comunitaria possa essere utilizzata per potenziare l’italiano per gli alunni stranieri.

NO AI GHETTI - "Stabilire un tetto del 30% di alunni stranieri per classe – ha aggiunto il ministro Gelmini - è un modo secondo me utile per favorire l’integrazione, perché grazie a questo limite si evita la formazione di “classi ghetto” con soli alunni stranieri.
I bambini stranieri devono essere inseriti nelle classi con i bambini italiani per evitare, come accade in molte città, che si formino scuole e classi composte solo da stranieri"
SI ALLE CLASSI DI INSERIMENTO - Oltre al tetto, inoltre, dovrebbero essere previste classi di inserimento di durata limitata per poter insegnare la nostra lingua a chi è appena arrivato in Italia ad un livello sufficiente per non sentirsi in difficoltà con i coetanei. Questi momenti di inserimento si svolgeranno sia la mattina che il pomeriggio.
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