
Era da oltre un anno che la serie tv prodotta da Netflix sul lavoro di Zerocalcare era stata annunciata ed era quindi attesa dai fan e dagli appassionati del genere. L’hype era alto, ma possiamo ufficialmente dire che le aspettative non sono state deluse. I colori sgargianti, lo stile inconfondibile, l’umorismo pungente, le digressioni esilaranti e logorroiche, i personaggi ben delineati e caratterizzati anche per chi non ha mai letto nulla delle opere del fumettista, hanno consegnato al pubblico una piccola perla nel panorama seriale italiano. Ma vale davvero la pena recuperare la serie o è solo una brutta copia dei fumetti che Michele Rech è solito sfornare?
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Strappare lungo i bordi, dal fumetto alla serie: esperimento riuscito
Non appena parte la sigla, in un attimo, il fumettista riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, anche di colui che non ha mai avuto modo di leggere nulla appartenente alla produzione cartacea di Zerocalcare, ma che, nonostante ciò, riesce a immedesimarsi nel protagonista senza fatica, tramite quei riferimenti della cultura punk e pop facilmente riconoscibili e immediati che tutti abbiamo nel nostro immaginario.E poi si ride, dai primissimi fotogrammi, si ride delle paranoie che attagliano i personaggi, delle stesse paure che corrodono Zerocalcare, Secco e Sarah. Ma quando le risate si spengono, rimangono quei temi che mettono in crisi non solo i protagonisti ma anche gli spettatori dall’altra parte dello schermo. I problemi che affrontano, infatti, sono quelli che abbiamo tutti fronteggiato almeno una volta; i primi amori, le prime cotte, i rimpianti e le occasioni sprecate, che però hanno portato a loro volta ad altre situazioni. Il tutto però non è condito da una morale paternalistica, ma è raccontato da un coetaneo che ha solo voglia di condividere parte della propria storia.
Così ci accolliamo i film mentali di Zerocalcare, che iniziano raccontandoci il suo primo incontro con Alice, le difficoltà nel relazionarsi, la debilitante fobia di parlare a voce. E, come chi legge i fumenti sa bene, l’Armadillo, doppiato da Valerio Mastandrea, è subito pronto a fare la sua comparsa e a ergersi guru di relazioni e non solo: esperto di finanza, di educazione della prole e probabilmente anche di chiaroveggenza.
Strappare lungo i bordi è la serie italiana di cui avevamo bisogno
Tra un aneddoto, un flashback, un flusso di pensieri e l’altro, gli amici si mettono in viaggio. La destinazione non è chiara fin da subito, ma mentre stanno procedendo e entrando sempre più nel vivo della serie, il viaggio fisico dei tre diventa anche un viaggio per il pubblico, portato a riflettere su come riuscire a fare i conti con il presente.La serie è quindi scorrevole, le puntate durano un quarto d’ora e hanno quindi l’unico difetto di essere fin troppo brevi. Dunque questa è, in sintesi, la serie che forse non meritavamo, ma di cui avevamo bisogno - ndr. per parafrasare Christopher Nolan. Infatti riesce a far passare chi la guarda dal ridere a crepapelle, ad avere una quasi spiacevole sensazione di nodo alla gola o pugno allo stomaco, per poi tornare nuovamente a non prendersi troppo sul serio, in un delicato equilibrio difficile da raggiungere.
Consigliata? Assolutamente sì: fatevi questo regalo e prendetevi un’ora e mezza per apprezzare appieno questa serie che non potrete che adorare.