
Dopo il sorprendente successo della prima stagione, Nobody Wants This torna su Netflix con un secondo capitolo attesissimo. Creata da Erin Foster e interpretata da Kristen Bell e Adam Brody, la serie era stata definita “una geniale operazione nostalgia per millennial” grazie alla sua capacità di riscoprire la commedia romantica classica – quella fatta di dialoghi brillanti, personaggi imperfetti ma autentici e un’ironia leggera che non scade mai nel cinismo.
La prima stagione si era chiusa con Joanne e Noah, una trentenne disincantata e un rabbino irresistibilmente corretto, ormai coppia affiatata dopo un colpo di fulmine alla vecchia maniera. Nessun tira e molla tossico, nessun dramma artificioso: una relazione adulta, fondata sul rispetto e sulla comunicazione.
Era inevitabile, quindi, che la seconda stagione arrivasse circondata da aspettative altissime — anche grazie all’arrivo nel cast di Leighton Meester, ex Blair Waldorf di Gossip Girl e moglie di Brody nella vita reale.
Ma la domanda che aleggia fin dal primo episodio è: riuscirà Nobody Wants This 2 a mantenere la freschezza del debutto?
L’amore dopo il “lieto fine”
La nuova stagione riprende esattamente da dove eravamo rimasti: Joanne e Noah vivono la loro luna di miele sentimentale, ancora immersi nell’entusiasmo dei primi mesi. La serie fotografa con acutezza quella fase di ogni relazione in cui tutto sembra perfetto, ma le crepe iniziano a insinuarsi sotto la superficie.
Il racconto si sposta dal batticuore dell’innamoramento alla gestione quotidiana dell’amore: la convivenza, gli amici, le famiglie, le tradizioni religiose. Come sottolinea la creatrice Erin Foster, “è una parte davvero interessante di ogni relazione, quando devi imparare a integrarti con la vita dell’altro”.
E in effetti è questo il cuore tematico della stagione: cosa succede quando due persone che si amano devono decidere se cambiare parti di sé per far funzionare il rapporto – e se questo sia davvero giusto.
Uno dei fili conduttori più riusciti resta quello religioso e identitario. La prima stagione aveva già messo in luce il divario tra la laicità anticonformista di Joanne e la spiritualità strutturata di Noah.
Qui la serie approfondisce le conseguenze delle scelte fatte: Noah ha rinunciato alla posizione di rabbino capo per lei, mentre Joanne si trova ancora a fare i conti con l’idea – mai del tutto abbandonata – di convertirsi all’ebraismo.
Il loro conflitto non è più tanto ideologico, quanto esistenziale: quanto sei disposto a rinunciare di te stesso per l’altro? La scrittura di Foster evita il didascalismo, preferendo sfumature e ironia a qualsiasi tono predicatorio.
E Kristen Bell, con il suo talento naturale per la commedia emotiva, riesce a rendere Joanne irresistibile anche nei suoi momenti peggiori: impulsiva, sarcastica, ma umanamente vera.
Adam Brody, dal canto suo, consolida la sua immagine di “uomo ideale con un cuore fragile”, bilanciando perfettamente il lato razionale e quello vulnerabile del personaggio.
Il nuovo cast funziona
L’ingresso di Leighton Meester è più di una trovata di marketing. Il suo personaggio – una collega di Noah, brillante e acuta, ma anche dotata di un’ironia tagliente – introduce tensione narrativa senza scadere nel cliché del triangolo amoroso.
Meester e Bell condividono alcune delle scene più riuscite della stagione, in cui la rivalità tra donne si trasforma in un confronto sull’identità e sulle scelte personali.
Il fatto che Meester e Brody siano sposati anche nella realtà aggiunge un sottotesto intrigante: la serie gioca con la meta-narrazione, sfruttando la chimica tra i due attori senza mai renderla invadente.
La "comfort comedy"
Se la prima stagione era stata salutata come una ventata d’aria fresca, Nobody Wants This 2 corre il rischio di adagiarsi nella comfort zone. La dinamica di coppia, pur gradevole, tende a ripetersi: la serie indugia a lungo sui momenti di dolcezza e ironia quotidiana, ma fatica a introdurre veri colpi di scena emotivi.
Paradossalmente, le storie secondarie risultano più vivaci: gli amici di Joanne e Noah, con le loro disavventure sentimentali e professionali, offrono spunti più contemporanei e riconoscibili.
Il mondo intorno ai protagonisti – fatto di genitori invadenti, chat di gruppo, feste di quartiere e brunch infiniti – diventa un riflesso ironico della vita adulta moderna.
Eppure, anche nella sua prevedibilità, la serie mantiene un tono sincero e rassicurante. È proprio questa sua normalità a renderla, per molti spettatori, irresistibile: Nobody Wants This non vuole scandalizzare o rivoluzionare il genere, ma ricordarci che l’amore vero – imperfetto, faticoso, quotidiano – merita ancora spazio nella narrazione televisiva.
Cosa ne pensiamo?
In definitiva, Nobody Wants This 2 non è una serie perfetta, ma resta una riflessione intelligente e tenera sulle relazioni adulte. Se la prima stagione era la scintilla, questa seconda rappresenta il fuoco da mantenere acceso: meno brillante, forse, ma più autentico.
La serie ci ricorda che l’amore non finisce con il “vissero felici e contenti”: comincia da lì. E nella televisione contemporanea, dove tutto è dramma o disincanto, non è poco.
Kristen Bell e Adam Brody confermano un’intesa eccezionale, Erin Foster dimostra di saper scrivere con empatia e umorismo, e Leighton Meester aggiunge quella dose di nostalgia pop che rende la serie irresistibile per chi è cresciuto con i teen drama dei Duemila.
Nobody Wants This 2 è, in fondo, la storia di chi vuole ancora credere nell’amore — anche quando non è perfetto, anche quando richiede di cambiare, anche quando nessuno sembra più volere questo.