
Nel panorama letterario contemporaneo, pochi argomenti generano dibattiti più accesi della legittimità dei cosiddetti "guilty pleasure" letterari.
Romanzi rosa, fantasy commerciali, young adult, thriller popolari: un intero universo narrativo spesso relegato ai margini del discorso culturale "serio", come se provare piacere nella lettura fosse, paradossalmente, un peccato da espiare.
Ma forse è tempo di sfatare questo pregiudizio e riconoscere il valore intrinseco di ogni forma di esperienza letteraria.
Indice:
Il falso mito della gerarchia letteraria
La distinzione tra "alta" e "bassa" letteratura è una costruzione culturale relativamente recente, consolidatasi principalmente nel corso del XIX e XX secolo con l'affermazione dei critici e degli intellettuali come arbitri del gusto letterario. Questa categorizzazione, tuttavia, si basa spesso su criteri discutibili che privilegiano la complessità formale e tematica a discapito dell'impatto emotivo e dell'accessibilità.
Storicamente, molti autori oggi considerati canonici erano, ai loro tempi, scrittori "popolari". Charles Dickens pubblicava i suoi romanzi a puntate sui giornali per un pubblico di massa, Shakespeare scriveva per il popolo tanto quanto per l'aristocrazia, e Jane Austen era considerata una romanziera di intrattenimento prima di essere elevata al pantheon letterario. Questo dovrebbe farci riflettere sulla relatività dei giudizi estetici e sulla loro evoluzione nel tempo.
Il valore dell'escapismo consapevole
L'escapismo letterario è spesso stigmatizzato come una fuga dalla realtà, ma questa prospettiva sottovaluta il suo potenziale trasformativo. La letteratura di evasione offre uno spazio sicuro per elaborare emozioni, esplorare identità alternative e sperimentare scenari impossibili nella vita reale.
I romanzi rosa, ad esempio, non si limitano a perpetuare fantasie romantiche: esplorano dinamiche di potere, negoziazione emotiva e costruzione dell'intimità in modi che possono essere profondamente formativi.
Allo stesso modo, il fantasy e la fantascienza "commerciali" offrono laboratori immaginativi per riflettere su questioni etiche, politiche e sociali attraverso la metafora e l'allegoria.
Il fatto che queste riflessioni avvengano in contesti apparentemente "leggeri" non ne diminuisce la validità: spesso, anzi, la forma accessibile permette una penetrazione più profonda dei temi trattati.
Un adolescente che scopre l'amore per la lettura attraverso Twilight o The Hunger Games sta compiendo un percorso di formazione letteraria tanto valido quanto quello di chi inizia con Dostoevskij.
Inoltre, questi generi spesso danno voce a prospettive storicamente marginalizzate: protagoniste femminili forti nel young adult, diversità etnica e sessuale nel romance contemporaneo, immaginari alternativi che sfidano i canoni occidentali nel fantasy multiculturale.
Lettura come pratica, non come performance
Il vero problema del concetto di "guilty pleasure" risiede nell'implicita asserzione che la lettura debba essere sempre "produttiva" in senso culturale o intellettuale.
Questa visione trasforma la lettura da pratica di benessere personale in performance sociale, dove il valore di un libro si misura sulla sua capacità di conferire prestigio culturale al lettore.
Una pratica di lettura sana riconosce invece la molteplicità delle funzioni che i testi possono assolvere: informare, sfidare, consolare, divertire, ispirare. Non ogni libro deve cambiare la nostra visione del mondo; alcuni devono semplicemente accompagnarci attraverso una giornata difficile o offrirci un momento di puro piacere estetico.
Questo non significa abbassare gli standard critici, ma piuttosto moltiplicarli, riconoscendo che diversi tipi di testi richiedono diversi approcci valutativi.
Continuare a leggere i propri "guilty pleasure" non è solo legittimo, ma necessario per mantenere viva la gioia della lettura. In un'epoca in cui l'attenzione è costantemente frammentata da stimoli digitali, ogni libro che riesca a catturarci completamente rappresenta una vittoria per la cultura letteraria, indipendentemente dal giudizio degli arbitri del gusto.
Il piacere di leggere non dovrebbe mai essere fonte di senso di colpa, ma celebrato come una delle più pure forme di benessere intellettuale ed emotivo.