
Se hai passato l’infanzia incollato al Game Boy o al Nintendo a giocare con Charizard, Pikachu o Eeve sappi che potresti aver sviluppato un’area speciale nel tuo cervello.
A dimostrarlo è uno studio condotto presso l’Università statunitense Stanford, secondo cui le persone che da piccole hanno giocato a Pokémon hanno una zona del cervello che si attiva non appena rivedono un personaggio del gioco anche a distanza di decenni.
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Lo studio della Stanford University: nel cervello c'è una "regione Pokémon"
L’Università di Stanford ha condotto uno studio basandosi su un campione di adulti che durante l’infanzia hanno regolarmente giocato a Pokémon e un altro di individui che non aveva familiarità con la saga.
Entrambi i gruppi sono stati sottoposti ad una risonanza magnetica mentre gli venivano mostrate un centinaio di immagini raffiguranti i personaggi del gioco. Il risultato è stato incredibile.
Il gruppo composto da individui che hanno giocato assiduamente a Pokémon ha mostrato una reazione cerebrale decisamente più forte. Nel loro cervello si è attivata una sorta di “regione Pokémon” nel solco occipito-temporale, la zonda dietro le orecchie associata al riconoscimento di animali e volti.
Gli effetti delle passioni dall’infanzia all’età adulta
I risultati di questo studio sottolineano come le passioni legate all’infanzia possano segnare il nostro cervello, influenzandone lo sviluppo. Il mondo dei Pokémon è stato una costante per molti soprattutto in giovane età fino a creare non solo un legame affettivo con il gioco e i suoi personaggi, ma anche a lasciare un segno indelebile e duraturo nel tempo nel nostro stesso organismo.