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recensione da qualche parte al di là del mare

Nel panorama letterario contemporaneo, dove il confine tra fantasy e realismo si fa sempre più sottile, "Da qualche parte al di là del mare" di TJ Klune emerge come un faro di narrativa magica che ha conquistato non solo i lettori tradizionali ma anche l'enorme comunità di BookTok.

Questo sequel del celebrato "La casa sul mare celeste" riprende i fili di una storia che ha già toccato profondamente il cuore di molti, trasformandosi rapidamente in un fenomeno virale che merita un'analisi approfondita.

Indice

  1. Di cosa parla il sequel e quali temi affronta?
  2. "Da qualche parte al di là del mare" merita una chance?

Di cosa parla il sequel e quali temi affronta?

Ambientato un anno dopo gli eventi del primo libro, "Da qualche parte al di là del mare" ci riporta nell'universo incantato creato da Klune, dove la fenice Arthur Parnassus e il suo compagno Linus Baker gestiscono un orfanotrofio per bambini magici. La narrazione si espande oltre i confini dell'isola, affrontando le complessità del mondo esterno e le sue pressioni politiche e sociali.

Il romanzo conserva l'anima del suo predecessore – un bestseller del New York Times e una delle "migliori letture per il benessere del 2020" secondo il Washington Post – ma osa spingersi oltre, affrontando temi più cupi e complessi senza mai perdere quella scintilla di magia e speranza che caratterizza la scrittura di Klune.

Ciò che colpisce immediatamente di questo sequel è la prosa di Klune, che rimane travolgente e appassionata.

L'autore dipinge scene con descrizioni colorate e poetiche che trasportano il lettore direttamente nel cuore dell'azione, facendogli sentire la brezza marina dell'isola e il calore della famiglia non convenzionale al centro della storia.

Ma il vero punto di forza di "Da qualche parte al di là del mare" risiede nella sua capacità di affrontare temi profondamente attuali attraverso la lente del fantastico.

Come il primo libro, ispirato parzialmente agli eventi storici del "Sixties Scoop" canadese (quando bambini indigeni furono sottratti alle loro famiglie per essere collocati in famiglie bianche), anche questo sequel non esita a confrontarsi con questioni sociali contemporanee.

La lotta contro i pregiudizi, l'importanza della famiglia scelta, l'abuso di potere istituzionale e la resistenza attraverso la comunità sono temi che risuonano profondamente nella nostra società. La ministra Jeanine Rowder, con i suoi pregiudizi contro gli esseri magici e il suo desiderio di controllo, incarna timori molto reali riguardo all'intolleranza e all'autoritarismo.

"Da qualche parte al di là del mare" merita una chance?

Raramente un sequel riesce a mantenere la magia dell'originale pur espandendone l'universo, ma "Da qualche parte al di là del mare" sembra riuscire in questa impresa.

Il libro non si limita a riproporre la formula vincente del primo volume, ma si avventura in territori narrativi più complessi, ampliando sia il mondo fisico della storia (con la riconnessione dell'isola alla terraferma) sia le sue implicazioni tematiche.

L'intreccio politico, assente nel primo libro, aggiunge uno strato di complessità che riflette la maturazione sia dei personaggi che dei giovani lettori che potrebbero essere cresciuti con il primo volume. Il romanzo dimostra quindi che il successo di TJ Klune non è stato un caso fortuito

Per i fan del primo libro, "Da qualche parte al di là del mare" rappresenta un ritorno a casa; per i nuovi lettori, è l'invito a scoprire un universo letterario dove la magia non è solo negli incantesimi, ma nella capacità di costruire famiglie, comunità e mondi dove tutti possono appartenere, proprio come sono.