
Fino a tre ore al giorno spese online, tra social, piattaforme streaming e contenuti web. E' la fotografia dei giovanissimi scattata da uno studio promosso dal ministero delle Imprese e del Made in Italy con la collaborazione scientifica dell'Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell'Università Cattolica.
L'indagine “Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16” ha preso in considerazione 1.677 ragazzi tra gli 8 i 16 anni: il 94% del campione utilizza quotidianamente uno smartphone; nel farlo, uno su cinque è perfettamente conscio di fare un uso eccessivo del dispositivo, ma non riesce a farne a meno.
Le motivazioni che spingono i giovani a navigare in rete
La ricerca mette in evidenza che il 94% dei minori tra gli 8 e 16 anni utilizza uno smartphone (tra gli intervistati il 68% ne possiede uno personale, il 28% l’ha ricevuto prima dei 10 anni e il 25% dopo gli 11).
La maggior parte degli intervistati rimane online da una a tre ore al giorno, uno su cinque oltre le quattro ore utilizzando diversi strumenti: social network, messaggistica e piattaforme streaming. Secondo l'indagine, sono diverse le motivazioni che spingono i ragazzi, indipendentemente dalle fasce di età, a trascorrere tanto tempo in rete. Prima di tutto il bisogno di un sostegno per calmarsi e contenere le emozioni negative, poi la sete di conoscenza e di intrattenimento e la ricerca di sensazioni forti e adrenaliniche, per ultime il bisogno di socializzare e di performare. A seconda dell'approccio alla navigazione, l'indagine delinea quattro diversi profili.I profili dei giovanissimi online
Il 31% del campione viene identificato negli 'Irrequieti': presentano un tono emotivo negativo e velato di tristezza; sono online per cercare stimoli forti ed emotivamente coinvolgenti e, putroppo, sono coloro che incorrono più frequentemente in esperienze negative. Poi il 25% del campione è rappresentato dagli 'Esploratori'. Sono anagraficamente più giovani rispetto agli altri colleghi e navigano in rete principalmente mossi dalla voglia di divertirsi e di apprendere, tenendosi alla larga da eventuali problematiche: la ricerca li ha soprannominati 'le giovani marmotte del web'. A seguire, troviamo i 'Performativi' (24%): si tratta per lo più di adolescenti maschi, ben istruiti circa un uso consepevole della rete e su tutti i rischi che ne derivano. Infine, il 20% del campione è rappresentato dai 'ripiegati'. Gli intervistati appartenenti a questa categoria si descrivono come arrabbiati, impauriti e insoddisfatti di sé; quando sono online preferiscono avere un ruolo passivo, esponendosi il meno possibile: in particolare, questo è un profilo che coincide maggiormente con le adolescenti femmine.
Social e piattaforme: ogni media il suo ruolo
Gli stessi minori sono consapevoli di fare un uso eccessivo, come sostiene un quinto del campione, e la quota sale al 28% tra i 14-15enni, in particolare tra gli insoddisfatti e tra le ragazze. Lo smartphone “mi distrae quando faccio i compiti, mi distrae da tutti… allora proprio lo metto in un'altra stanza… a volte vorrei metterlo in una scatola e lasciarlo lì”, racconta un'intervistata. A catturare, infatti, di più l'attenzione dei giovanissimi sono i social media e le diverse piattaforme streaming: sette su dieci (la metà tra gli 8 e i 10 anni) ne fa un uso quotidiano. E ogni social ha il suo ruolo specifico: Instagram serve a curiosare e interagire, Tik Tok a lasciarsi andare al flusso, Facebook a leggere i commenti più che a guardare. Tra le piattaforme di messaggistica, Whatsapp è risultato imprescindibile in quanto modalità più rapida per comunicare, per creare community e scambiare materiali. I fruitori regolari sono al 93% 14-15enni, all’89% 11-13enni e al 60% tra gli 8 e i 10 anni.
“Gli ambienti digitali sono una risorsa fondamentale per le generazioni più giovani, una palestra dove imparare le regole della socialità e della dialettica costruttiva” - ha affermato Mariagrazia Fanchi, Direttrice dell’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo. “Insieme sono mondi complessi, rispetto ai quali i nativo-digitali, non meno delle generazioni che li hanno preceduti, si trovano a dover maturare competenze d’uso; non abilità innate, ma capacità che si apprendono attraverso il confronto con i genitori, dal gruppo di pari, a scuola, e che richiedono anche lo sviluppo di politiche capaci di promuovere contenuti ed esperienze arricchenti, che mettano al riparo dai rischi e che sollecitino curiosità, creatività, condivisione e partecipazione. Requisiti fondamentali per i cittadini del futuro”.
Le fa eco Donatella Proto, Dirigente del Ministero delle Imprese e del Made in Italy: “I dati forniti dall’attività di ricerca della Università Cattolica confermano la necessità di sostenere e promuovere progetti di alfabetizzazione mediatica e digitale e progetti educativi a tutela dei minori, che favoriscano la realizzazione anche di programmi di comunicazione, basati sull’uso delle nuove tecnologie, lavorando in sinergia con le altre istituzioni coinvolte nel tavolo interistituzionale e coinvolgendo i fornitori di servizi di media e le piattaforme di condivisione video”.