
Giunti al nostro sesto appuntamento con Ansa Scienza&Tecnica Ragazzi, ci occupiamo del meccanismo che consente alle macchine fotografiche di immortalare le immagini catturate. Si tratta di una curiosità molto interessante, considerata l’importanza che attribuiamo nella quotidianità alle fotografie. Sono loro a raccontare la nostra vita, immortalando per sempre, in una sorta di memoria visiva e condivisibile, i momenti speciali e le esperienze vissute. Dai viaggi, ai compleanni, dalle occasioni speciali ai gesti comuni di tutti i giorni, le macchine fotografiche, come una sorta di secondi occhi, catturano ogni istante memorabile, fissando indelebilmente nell’immagine-ricordo i sentimenti e le emozioni del momento che oi, spesso, condividiamo con i nostri amici su Facebook. Ma come fanno le immagini ad imprimersi nella foto?
FOTOGRAFIE: IMMAGINI PER SEMPRE - Partiamo dalla definizione stessa di fotografia. La parola deriva dal greco phôs (luce) graphè (scrittura, disegno), vale a dire scrittura della luce. Infatti le foto altro non sono che la fissazione della luce catturata dall’obiettivo. Noi, infatti, vediamo attraverso la luce che, solo una volta fissata ed elaborata, compone l'immagine. L’arte della fotografia si è sviluppata a seguito dei progressi e dei risultati ottenuti sia nell’ambito dell’ottica (attraverso lo sviluppo della camera oscura), sia in quello della chimica (grazie all’analisi e allo studio delle sostanze fotosensibili). Il meccanismo che è alla base del funzionamento delle macchine fotografiche, è il medesimo che consente quotidianamente ai nostri occhi di percepire ogni elemento della realtà circostante, elaborando, tramite il cervello, delle immagini complesse.
OCCHI E MACCHINA FOTOGRAFICA: COMPOSIZIONI AFFINI- I nostri occhi sono costituiti dalla palpebra, una sorta di schermo che, aprendosi e chiudendosi, consente alla luce, perché è attraverso questa che si formano le immagini, di entrare. Invece, la pupilla svolge la funzione di diaframma regolando la quantità della luce che entra nell’occhio. Il cristallino è la lente che cattura la luce e la trasmette al fondo dell’occhio dove la retina, composta da fotorecettori, riceve la luce trasformandola in segnali bioelettrici che vengono immediatamente inviati al cervello, preposto alla traduzione e combinazione di quei messaggi in immagine. La macchina fotografica si basa sulla medesima struttura (diaframma, otturatore, obiettivo e pellicola), e condivide anche lo stesso funzionamento.
FOTOGRAFARE: IMMORTALARE MOMENTI- Ogni macchina fotografica è costituita da due parti. Su un’estremità c’è il diaframma che, come abbiamo visto per la pupilla, è l’apertura che determina l’ingresso della luce. Nella parte opposta c’è una superficie di registrazione che cattura e imprime la luce attraverso un sensore fotosensibile, che può essere la pellicola o un sensore digitale. L’otturatore, invece, è il regolatore del tempo nel corso del quale la luce imprime la superficie di registrazione. Pertanto diaframma e otturatore determinano la quantità di radiazioni che arrivano alla pellicola. E’ quest’ultima a registrare l’immagine. In che modo? La pellicola è formata da un supporto di base che altro non è che un nastro sottile di plastica a cui sono sovrapposti diversi strati che contengono un’emulsione di alogenuro d’argento. La luce incidendo sulla pellicola ne altera le proprietà chimiche: ogni punto del nastro viene modificato andando così a formare l’immagine che otterremo una volta sviluppata la pellicola.