Serena Rosticci
di Serena Rosticci
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onorevole valentina aprea spega i punti del ddl 953 (ex aprea) più contestati dagli studenti

In questi giorni abbiamo assistito a diverse proteste di studenti ed insegnanti, molte anche sfociate in vere e proprie guerriglie urbane. Uno dei motivi per cui i ragazzi hanno deciso di far sentire la propria voce è il ddl 953 (ex Aprea) che detta le nuove "Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche statali".

Proprio per aiutarvi a fare chiarezza su questo disegno di legge, Skuola.net ha intervistato l’On. Valentina Aprea, autrice della legge d’origine che in questo ddl è stata modificata ed approvata. Domani, per fare in modo di fornire una panoramica completa di questo ddl 953, pubblicheremo anche l’intervista all’On. Maria Coscia e le opinioni degli studenti.

On. Aprea, il ddl 953 detta le nuove norme per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche statali. In pratica, ci può spiegare brevemente di cosa si tratta?

"È una riforma degli organi collegiali degli anni ’70, necessaria perché è una buona legge di riordino rispetto a tante modifiche che sono intervenute nell’organizzazione e nella gestione delle istituzioni scolastiche a seguito della legge sull’autonomia, dell’introduzione dell’alternanza scuola – lavoro e della creazione dei poli tecnico – professionali. Se un cittadino europeo o l’Ocse volesse approfondire la dimensione organizzativa delle scuole, oggi andrebbe a leggere la legge degli anni ’70 che introduceva solo la dimensione partecipativa di famiglie e studenti nella dimensione organizzativa delle scuole. Il ddl 953 (ex Aprea) approvato dalla camera, include tale dimensione partecipativa, la esalta nelle premesse quando si parla di autonomia statutaria e la richiama. Inoltre parla anche della possibilità di consultare e approfondire quelle che sono le scelte della vita della scuola anche con altri soggetti. Dunque, non c’è da preoccuparsi, c’è da studiare la legge e lavorare nelle scuole per creare un documento che sia veramente identitario di ogni scuola. Questo ddl è qualcosa che va avanti e che non cancella".

Da quale necessità nasce questo disegno di legge?

"Per garantire alle scuole autonome uno statuto che sia la carta di identità della scuola con tutta una serie di azioni positive che possono essere prese dalla scuola stessa, insieme alle famiglie, agli studenti e anche con altri soggetti perché sia possibile garantire già quello che leggi prevedono che le scuole facciano: l’alternanza scuola – lavoro, i piani personalizzati, i poli tecnico – professionali, i comitati tecnico – scientifici. La legge non parla di queste cose, ma dice che la scuole autonome devono esplicitare chiaramente quello che fanno sui territori per garantire allo studente il diritto all’istruzione e quindi alla formazione, ma anche, per esempio, il diritto al lavoro affinché la formazione ricevuta nelle scuole sia garanzia di occupazione, di riconoscimento di qualità e di cittadinanza".

La protesta dei ragazzi si concentra in modo particolare contro tre punti ben precisi di questo ddl. Le va di vederli insieme in modo che i ragazzi possano capire?

"Certamente…"

L’ Art. 1 comma 3 recita “Alle istituzioni scolastiche è riconosciuta autonomia statutaria, nel rispetto delle norme generali sull’istruzione”. In breve, questo significa che ogni scuola avrà un proprio statuto, quindi le sue regole. Gli studenti vedono in questo comma una facilitazione della scuola a limitare alcuni loro diritti come quello, per esempio, di riunirsi in assemblea. Secondo lei la paura dei ragazzi è fondata?

"È assolutamente infondata perché se i ragazzi leggessero tutti gli articoli, scoprirebbero che c’è un diritto di partecipazione e di assemblea garantito in maniera esplicita. Le scuole devono ricercare attraverso i regolamenti condivisi una propria identità, quindi indicare finalità, percorsi ed alleanze che servono a dare alla scuola quelle garanzie di qualità e di successo per gli studenti".

A contribuire a gettare insegnanti e studenti nel panico, viene poi l’art. 8 del Ddl Aprea in cui viene affermata la centralità del ruolo dell’INVALSI. Secondo l’interpretazione data dagli studenti, saranno proprio i risultati di queste prove nazionali ad influenzare l’elaborazione del POF e quindi a decidere quello che gli studenti dovranno studiare snaturando il ruolo dell’insegnante. È effettivamente così?

"L’Invalsi è l’Istituto Nazionale di valutazione che dà comunque degli obiettivi a tutte le scuole rispetto alle performance richieste in uscita e poi le verifica. Deve garantire dei monitoraggi interni e soprattutto sostenere le scuole in modo adeguato per far si che la valutazione possa essere sempre migliorabile. Gli insegnanti sanno bene che, anche se questa legge non passasse, l’Invalsi e l’autovalutazione di istituto ci sono già, non li ha inventati la legge Aprea. È per questo che dicevo che è una legge di riordino che mette dentro un unico contenitore tutto quello che già altre leggi hanno previsto per le scuole e per gli insegnanti".

L’Art. 10 comma 1 legittima l’entrata dei privati all’interno della scuola pubblica. Per i ragazzi questo tipo di intervento economico permetterebbe ai soggetti privati di mettere bocca sulle finalità educative della scuola, quindi sull’offerta formativa, incrementando la differenza tra le scuole e la diseguaglianza nella preparazione degli studenti. Lei è d’accordo?

"Falso. È un’opportunità che si dà ai consigli dell’autonomia di avvalersi anche di figure esterne che in qualche modo sono legate ai POF (piani dell’offerta formativa) e che portano avanti processi, percorsi e magari in qualche caso, ma non necessariamente finalizzato a questo, anche finanziamenti. Ma la presenza non è legata necessariamente al finanziamento perché ci possono essere raccordi con le aziende per esempio legati a stage, tirocini, momenti di alternanza scuola – lavoro, oppure si può avere un rapporto continuativo con gli istituti, con le casse di risparmio e di credito dei territori attraverso le istituzioni pubbliche. A seconda delle scelte che verranno condivise, stabilite e poi approvate dagli statuti, di volta in volta o sistematicamente, si invitano anche altri soggetti esterni. Ma tutto questo è possibile già ora! Qualsiasi consiglio di Istituto può invitare un soggetto esterno che è interessato ai progetti delle scuole. Gli studenti si stanno preoccupando di qualcosa che già si fa".

E tu come la pensi riguardo il ddl 953 (ex Aprea)?

Serena Rosticci