Cristina.M
di Cristina Montini
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dormire la mattina

Studenti, se quest’estate vi siete abituati a fare le ore piccole e non ne volete sapere di ricominciare a svegliarvi presto per andare a scuola, è arrivata una scoperta che vi sorprenderà: gli adolescenti hanno bisogno di dormire fino a tardi la mattina.

La soluzione sarebbe adattare l’orario scolastico al loro ritmo biologico e far suonare al campanella alle 10.

C'È BISOGNO DI DORMIRE DI PIÙ - I ragazzi soffrono di jetlag: la melatonina, l’ormone che incoraggia il sonno, si presenta due ore più tardi del normale, quindi gli adolescenti sono portati naturalmente a voler andare a dormire più tardi e rimanere a letto qualche ora in più la mattina. A sostenerlo è il neuroscienziato Russell Foster del Brasenose College dell'Università di Oxford che, però, avverte: “Non stiamo dicendo che bisogna lasciare dormire i ragazzi fino a mezzogiorno, ma che si può adattare l'orario scolastico a quello del loro orologio biologico. Cominciando le lezioni più tardi e spostando quelle più impegnative alla tarda mattinata o al pomeriggio, si otterranno migliori risultati e ci saranno meno episodi di depressione”. L’importante è dormire almeno 8-9 ore a notte .

dormire la mattina
A SCUOLA ALLE 10 - E se queste sono solo teorie, c’è chi non ha perso tempo ed è passato alla pratica già da qualche anno dimostrando che quella sveglia così presto la mattina è un vero sopruso per gli studenti. L’innovativo e intraprendente preside Paul Kelley, dallo scorso anno ha deciso di far iniziare le lezioni della inglese Monkseaton School alle ore 10 e farle finire alle 15.40. I risultati? Ragazzi più calmi e sereni, assenze ridotte del 27% e agli esami un incremento dei voti tra il 21% e il 34%.

AULE ELLITTICHE PER FAR CIRCOLARE LE IDEE - Paul Kelley tre anni fa ha anche adottato lo “space learning”, cioè 20 minuti di lezione alternati da 10 minuti ti intensa attività fisica per, pare, favorire la memoria di lungo termine. E non solo. La sua scuola ha forma ellittica, anche le aule, per favorire la circolazione dell’aria e delle idee, perché, spiega Kelley: “I muri paralleli non favoriscono l'acustica e nemmeno la comunicazione”.

Cristina Montini