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referendum giustizia le ragioni del sì e del noLa giornata di domenica sarà decisiva per le sorti del futuro del Paese. Il Referendum sulla Giustizia, promosso da nove Consigli Regionali di centrodestra – e sostenuto dai Radicali - è arrivato finalmente al suo atto finale.


Tra le 07:00 e le 23:00 di domani gli italiani saranno infatti chiamati a votare. Cinque i quesiti referendari, che vanno dall'abrogazione della legge Severino alla separazione netta delle carriere dei magistrati. Ma, come sempre, occorrerà il quorum, cioè il voto del 50% più una delle persone aventi diritto, affinché l'esito della votazione possa ritenersi valido. Ma in cosa consiste il Referendum sulla Giustizia nello specifico? E qual è la posta in gioco? Scopriamolo insieme.

Abrogazione della Legge Severino

Il primo quesito referendario riguarda l'abrogazione della Legge Severino che in pratica impone il divieto di candidatura, a qualsiasi carica pubblica, a per chiunque abbia commesso dei reati. Non solo, la legge fissa anche la decadenza o la sospensione dalla carica: per i parlamentari arriva dopo la condanna definitiva, mentre per gli amministratori locali dopo il primo grado di giudizio.
  • Le ragioni del sì: Chi è a favore dell'abrogazione sostiene che questa legge penalizzi eccessivamente la carriera degli amministratori locali.
  • Le ragioni del no: Chi è contro si oppone perché il referendum prevede di eliminare tutta la legge e non solo la parte relativa agli amministratori. Ciò consentirebbe ai condannati per reati di corruzione, collusione con la criminalità organizzata e terrorismo di candidarsi al Parlamento.

Limitazione della custodia cautelare

Il secondo quesito referendario riguarda la custodia cautelare. Tale misura si applica solitamente a un imputato, coinvolto in un processo, per evitare che questi possa fuggire o inquinare le prove. Il quesito chiede quindi di limitare questa attività.
  • Le ragioni del sì: Chi è a favore sostiene che la custodia cautelare sia una pratica abusata, perché mira a restringere la libertà dell'individuo, anche di coloro considerati come non pericolosi.
  • Le ragioni del no: Chi è contro si oppone perché il referendum andrebbe a cancellare tutte le altre misure preventive come il carcere o i domiciliari. Se cancellate, queste misure potrebbe incentivare i reati di violenza domestica e non solo.

Separazione delle carriere di giudice e pubblico ministero

Il terzo punto riguarda le carriere dei magistrati. Qui viene chiesta una separazione netta delle carriere dei magistrati che dovranno scegliere, una volta finita la scuola di formazione, tra intraprendere la carriera da pubblico ministero, che dispone dell'iniziativa penale, e quella di giudice, che invece emette sentenze.
  • Le ragioni del sì: Chi è a favore dell'abrogazione sostiene che questo sia l'unico modo per ottenere equità e indipendenza della giustizia italiana, nonché una separazione netta e distinta delle competenze.
  • Le ragioni del no: Chi è contro si oppone perché la riforma andrebbe trattata da un punto di vista costituzionale, dal momento che principi che regolano la carriera da magistrato sono contenuti nel titolo IV della Costituzione. Infine, secondo i contrari, non si otterrebbe una reale separazione delle carriere, perché formazione, concorso e organi di governo resterebbero gli stessi.

Valutazione dell'operato dei magistrati

Il quarto quesito prevede la possibilità di far votare anche avvocati e professori universitari (del ramo giurisprudenziale) nell'ambito della valutazione sull'operato dei magistrati. Attualmente tale prerogativa appartenere solo ai magistrati della Corte di Cassazione e di quelli che compongono i Consigli giudiziari.
  • Le ragioni del sì: Chi è a favore dell'introduzione di questa norma sostiene che in questo modo i giudizi potranno essere più oggettivi, e soprattutto più attenti alla realtà che li circonda.
  • Le ragioni del no: Chi è contro  a questa eventualità teme invece che possano crearsi dei conflitti di interesse. Gli avvocati rappresentano la controparte dei magistrati nei processi e dar loro diritto di voto significherebbe rimettere in discussione l'indipendenza, e l'oggettività, dei giudici.

Elezioni dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura

L'ultimo quesito intende abrogare l'obbligo di raccolta delle 25 firme necessarie ai magistrati per potersi candidare a membri del CSM.
  • Le ragioni del sì: Chi è a favore sostiene che la raccolta firme sia una formalità che non premia il merito e che anzi incentiva intromissioni delle correnti politiche nel mondo della magistratura.
  • Le ragioni del no: Chi si oppone ritiene invece che l'eliminazione delle firme non porterebbe ad alcun giovamento, dal momento che le correnti rimarrebbero comunque nella magistratura. Inoltre le firme vengono viste come necessarie perché forma di consenso iniziale per i magistrati.