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Università, sessione estiva a rischio: docenti in sciopero articolo

Un nuovo sciopero dei docenti agita il mondo dell'università. Nell'autunno appena trascorso quasi 12mila professori avevano scioperano per questioni contrattuali rinviando gli esami ai mesi successivi.

Adesso gli stessi docenti, che aderiscono al Movimento per la dignità della docenza universitaria, hanno indetto una nuova mobilitazione, questa volta per la sessione estiva che comincia a maggio o a giugno (variabile in base ai singoli dipartimenti). Infatti, secondo il movimento, la soluzione economica trovata dal governo Gentiloni, nell'ultima legge di bilancio, non è soddisfacente: lo sblocco degli scatti di stipendio non basta. Oltre 5mila prof e ricercatori avrebbero aderito alla protesta.

Non solo gli stipendi nel mirino

Non si parla solamente dei salari dei docenti, ma anche degli investimenti per l’università: dalle borse di studio per gli studenti a nuove assunzioni per i giovani che aspirano a raggiungere la cattedra. Nello specifico, i docenti chiedono che vengano indetti i concorsi per 6000 posti da professore ordinario e 4000 da professore associato.

Non cambiano le modalità

Rispetto allo sciopero autunnale, non cambiano le modalità: durante la sessione di esami i docenti potranno astenersi solo per la prima data d’esame per tutti gli appelli previsti in quel giorno. Gli esami verranno spostati all’appello successivo, dato che ne deve essere assicurato almeno uno tra l’1 giugno e il 31 luglio 2018. I professori saranno presenti alle sedute di laurea e potranno essere istituiti appelli ad hoc per laureandi e altre categorie (studentesse incinte o studenti con problemi di salute).

Le parole dei docenti

"Nella legge di stabilità per il 2018 è stata data una soluzione al problema solo parziale e insoddisfacente. – ha affermato il portavoce del Movimento, il prof. Carlo Ferraro del Politecnico di Torino – Noi non chiediamo aumenti degli stipendi: chiediamo solo che lo sblocco parta non dal 1° gennaio 2016, bensì dal 1° gennaio 2015, e con il riconoscimento giuridico degli anni 2011-2014, come è stato fatto per tutti gli altri dipendenti pubblici. Non chiediamo arretrati per il 2011-2014, sempre come tutti gli altri dipendenti pubblici. Chiediamo inoltre che venga sanata una ingiustizia sugli scatti perpetrata ai danni dei Docenti assunti dopo l’entrata in vigore della legge Gelmini”.

"Abbiamo annunciato l'astensione dagli esami con grande anticipo, anche per vedere la risposta dei partiti, impegnati nella campagna elettorale, e misurare l'impegno di questo governo ed eventualmente di quello che uscirà dalle urne. E abbiamo alzato il tiro: non più solo la questione degli scatti stipendiali fermi da anni, ma anche altre rivendicazioni. A cominciare da quella che riguarda il diritto allo studio degli studenti: siamo l'unico Paese europeo in cui gli studenti risultano "idonei e meritevoli ma senza borsa di studio" perché mancano i soldi. Servono 80 milioni di euro", afferma il professore Davide De Caro, docente ad Ingegneria, alla Federico II, e componente del coordinamento del Movimento.