
Il 16 febbraio è stato proclamato, dal Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria, uno sciopero che mette a rischio gli appelli della sezione estiva, dal 1° giugno al 31° luglio. La richiesta, firmata da 6800 docenti, prevede lo sblocco degli scatti stipendiali per tutti i docenti, progressioni di carriera e nuove assunzioni, la copertura delle borse di studio e l’ampliamento della soglia di reddito per accedere alle borse di studio.
Il coinvolgimento degli studenti
Seppur lo sciopero è un diritto legittimo dei docenti, questo andrebbe a ricadere sugli studenti: questa la denuncia di LINK - coordinamento universitario, che con un comunicato stampa lancia la petizione "Non sulla pelle degli studenti e delle studentesse", volta a difendere proprio la sessione estiva dell'anno accademico 2017/2018.Infatti, secondo il sindacato, andando a penalizzare gli appelli della sessione estiva, gli studenti, che utilizzano tale sessione per dare gli esami al fine di rientrare nei tempi imposti delle università e recuperare gli ultimi crediti necessari al conseguimento delle borse di studio e alla riduzione delle tasse, si ritrovano a essere le vere vittime di questa protesta. "Questo sciopero rischia di avere un impatto molto grave sugli studenti, soprattutto perché potrebbe compromettere il raggiungimento dei crediti necessari per accedere al bando delle borse di studio ed ai benefici di welfare studentesco!" afferma Andrea Torti, Coordinatore Nazionale di Link Coordinamento Universitario.
La protesta e la petizione
Continua Andrea Torti: "Per questo come LINK Coordinamento Universitario abbiamo lanciato una petizione in tutti gli Atenei e in tutto il Paese che ha già totalizzato più di 10.000 firme, per richiedere che nessuno prenda scelte che aggravano ulteriormente le condizioni degli studenti e delle studentesse".Rivendica poi il diritto a un'Università pubblica di qualità, aperta a tutti, adeguatamente finanziata, estendendo l’invito a studenti, docenti e a tutto il personale tecnico-amministrativo, a una lotta comune: "La possibilità di sciopero è un diritto da tutelare, ma non vogliamo che le modalità scelte vadano a frantumare ancor di più una comunità accademica già pesantemente attaccata e divisa dalle politiche degli ultimi governi. Occorre lottare per un'Università pubblica di qualità, aperta a tutti, adeguatamente finanziata, ma è necessario farlo tutti insieme: studenti, dottorandi, ricercatori precari e strutturati, docenti e personale tecnico-amministrativo, con una mobilitazione che non produca divisioni ma ci unisca sulla base di rivendicazioni comuni!" conclude Andrea Torti
Riccardo Caracci