
Tutti delusi dal governo M5S-Lega: sia i docenti universitari che gli studenti hanno motivi per recriminare sulla Legge di Bilancio 2019 appena inviata al Parlamento. Poche le novità contenute nel disegno di legge: abrogazione delle 'cattedre Natta' (gli insegnamenti, introdotti dal governo Renzi, da affidare ai migliori cervelli in fuga), chiamata diretta negli enti di ricerca e mille ricercatori di tipo B in cattedra.
Fa sensazione, soprattutto, l'abolizione del fondo per finanziare ogni anno 500 chiamate dirette dei migliori studiosi italiani. Anche se la misura, annunciata nel 2015, non è mai decollata. Per quanto riguarda, invece, le "chiamate dirette per merito eccezionale": il tutto avverrà con commissioni, appositamente nominate con decreto, che proporranno l'assunzione. L'ultimo punto, invece, riguarda lo stanziamento di 20 milioni per il 2019 (50 nel 2020) per l'assunzione di mille ricercatori di tipo B (con mandato di tre anni, non rinnovabili).
Il bonus eccellenza
Ma la vera novità, se così si può dire, è l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, per un periodo massimo di 12 mesi dalla data di assunzione per chi assume, nel 2019, con contratto subordinato a tempo indeterminato giovani “eccellenti” nel limite massimo di 8mila euro per ogni assunzione effettuata. I cittadini dovranno essere in possesso della laurea magistrale, ottenuta dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019 con una votazione pari a 110 e lode entro la durata legale del corso di studi, prima del compimento del trentesimo anno di età, in università statali e non statali legalmente riconosciute, ad eccezione delle università telematiche. Sgravi anche per chi assume cittadini in possesso di un dottorato di ricerca, ottenuto dal 1° gennaio 2018 al 30 giugno 2019, prima del compimento del trentaquattresimo anno di età, in università statali e non statali legalmente riconosciute ad eccezione, anche qui, degli atenei telematici.
Delusi studenti e docenti
Come detto, le misure del governo non piacciono né ai docenti universitari né agli studenti. Quest'ultimi, in particolare, si dicono "traditi" tanto da annunciare il ritorno in piazza in tutta Italia il prossimo 16 novembre."Su scuola e università non c'è la minima traccia di investimenti, al di là dei proclami di alcuni membri del governo, anzi, come messo nero su bianco il 23 ottobre in occasione dell'approvazione del decreto fiscale, ci sono solo tagli", ha spiegato Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari.
Stesso orientamento per Alessio Bottalico, coordinatore nazionale Link Coordinamento universitario: "Nella manovra non si fa però un minimo accenno all'aumento dei fondi per le borse di studio per eliminare la figura dell'idoneo non beneficiario, dei finanziamenti per l'aumento dei posti nelle residenze universitarie e per l'innalzamento della no tax area. Non siamo disposti a restare in silenzio: vogliamo atti concreti, basta vuote promesse".
Critici anche i professori accademici che già nell'anno passato avevano messo in atto uno sciopero che aveva paralizzato l'attività didattica e quella degli esami. Adesso i docenti minacciano di porsi nuovamente in stato di agitazione. Le richieste sono le stesse: in particolare, bisogna rivedere il sistema degli scatti di stipendio che li vedrebbe penalizzati rispetto al resto della pubblica amministrazione. E poi bisogna intervenire sui concorsi da associato e da ordinario nonché sui ricercatori a tempo indeterminato. Poco è stato fatto per i ricercatori di tipo B (1000 posti, rispetto ai 4000 richiesti), niente per le borse di studio per gli studenti, niente sull’eliminazione dei vincoli alle assunzioni nelle Università.
Per Carlo Ferraro, leader del Movimento per la dignità della docenza universitaria "nella legge di bilancio 2019 presentata c’è veramente poco riguardo alle nostre richieste. Così si rischia di finire con il rimpiangere i governi precedenti. Vogliamo però augurarci che il Governo voglia intervenire per sanare la situazione ormai diventata intollerabile. Noi e tutta l'Università daremo una risposta forte e chiara".