
La politica dei tagli colpisce ancora. Questa volta l’allarme è piuttosto grave e riguarda circa il 50% degli atenei italiani che non sono più in grado di sopravvivere alle riduzioni del Fondo di finanziamento pubblico alle università.
Questo è quanto han dichiarato il CRUI, la conferenza rettori, nell’ultima assemblea interna. L’appello ora è al Governo e al Ministro dell’Istruzione: la crisi dell’università deve entrare nell’agenda politica come urgenza da fronteggiare.LA CRISI DEGLI ATENEI - A causa della spending review, il Fondo di Finanziamento Ordinario delle Università italiane ha registrato quest’anno un decremento di circa il 4,6%, e nelle ultime quattro stagioni la decurtazione è stata pari all’11%. Dal 2009, in cui l’erogazione dei finanziamenti era ammontata per tutti a 7,450 milioni, quest’anno la principale fonte di entrata per le nostre università è scesa ad un minimo di 6,690 milioni. Una cifra davvero esigua se si considera che i rettori ora chiedono una piano di finanziamento stabile per almeno un triennio che sostenga le università e il diritto allo studio con almeno 150 milioni l’anno. Gli effetti dell’accumulo dei tagli subiti dalle università negli ultimi tempi ha generato conseguenze disastrose: oggi la metà dei nostri atenei sta rischiando il collasso.
EFFETTI DEI TAGLI - L’unica ancora di sopravvivenza per gli atenei che stanno sfiorando il fallimento, stando alle condizioni imposte alle università dalla politica finanziaria dello stato, è l’interruzione del reclutamento del personale interno, il cui costo supera abbondantemente il limite dell’82% imposto nella regolamentazione del rapporto tra personale e indebitamento. Senza pensare al fatto che la classe dei docenti e dei ricercatori invecchia progressivamente, a causa del disastroso blocco del turnover.
EMERGENZA PROVVEDIMENTI - Secondo i rettori il finanziamento delle università previsto per il 2014 sarebbe davvero inaccettabile. Occorrono provvedimenti seri nell’immediato. L’anno prossimo, secondo le condizioni in cui versa la stragrande maggioranza degli atenei ed in base all’erogazione del fondo attuale, potranno essere garantite non oltre le 2000 borse di studio. Tra le altre emergenze da fronteggiare ci sono la realtà del caro affitti per gli studenti fuori sede costretti a sborsare mensilmente delle salatissime quote (spesso anche senza regolamentari contratti), come anche gli effetti del “blocco arredi” previsto dal governo Monti che sta drasticamente riducendo le possibilità di dotare le università, già abbastanza carenti dal punto di vista delle infrastrutture, di nuove aule e laboratori. L’intervento del Governo non può più essere rimandato. Il diritto allo studio deve essere garantito e gli atenei a rischio salvati: l’Università rappresenta una delle spie principali del grado di civiltà e del progresso di un paese.
Margherita Paolini