
Qualche mese fa avevamo esultato per il Politecnico di Milano, la prima università italiana a conquistare un posto nella top 100 mondiale del ranking QS (Quacquarelli Symonds). Una notizia che aveva riempito di orgoglio il mondo universitario e non solo.
Ora, però, sono arrivati i risultati del prestigioso Times Higher Education Ranking (THE), un’altra classifica di riferimento per l'istruzione superiore globale. E qui, purtroppo, l'elenco dei primi cento posti ci fa fare un passo indietro: nessuna università italiana è riuscita ad aggiudicarsi una posizione di rilievo.
C’è però un risultato positivo che riguarda l'Università Alma Mater di Bologna che continua la sua scalata e, aggiudicandosi la 130esima casella, si conferma il miglior ateneo d’Italia. A seguire, la Scuola Normale Superiore di Pisa (137esima) e la Sapienza di Roma (170esima). Altri atenei di peso, come lo stesso Politecnico di Milano, la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e l'Università di Padova rientrano solo nel blocco delle prime 250.
Il perché di questo disallineamento rispetto al QS sta nei parametri di valutazione, che sono diversi rispetto al THE Ranking. Se il primo, infatti, si concentra molto sulla reputazione (i pareri di professori e datori di lavoro), il secondo dà molto peso anche alle risorse umane ed economiche. E qui, purtroppo, i nostri atenei soffrono, a causa soprattutto per il sottofinanziamento cronico e per un rapporto docenti/studenti non sempre ottimale.
L'Alma Mater scala la classifica
L'Università di Bologna, l’Alma Mater Studiorum, è l’unica nota veramente brillante per l'Italia, continuando a migliorare la sua performance globale. Un balzo in avanti, il suo, di 16 posizioni rispetto all'anno precedente (era al 146° posto): un risultato straordinario, se si pensa che si compete con circa 26mila università nel mondo. Un dato che pone l'ateneo emiliano in quell’élite costituita dall'1% delle migliori strutture a livello globale.
In particolare, l’Alma Mater eccelle per la qualità della didattica, un indicatore in cui si piazza al 105° posto mondiale. Il suo rettore, Giovanni Molari, ha commentato questo importante risultato con orgoglio: “Primati come questo sono per noi soprattutto un riconoscimento del prezioso e costante impegno della nostra grande comunità: è grazie alle capacità formative, scientifiche e professionali di colleghe e colleghi se possiamo continuare a competere e a crescere a livello internazionale”.
Oxford sempre al primo posto
In ogni caso, ai vertici mondiali del settore la musica non cambia: l'Università di Oxford si conferma stabilmente al primo posto. E la top ten è un campo di battaglia dominato da atenei anglosassoni, con ben cinque americane e tre inglesi.
Per il Regno Unito, oltre a Oxford, c'è Cambridge (al terzo posto) e l'Imperial College (ottavo). Per gli Stati Uniti, invece, figurano istituzioni leggendarie come il Mit (secondo), Princeton (terza a pari merito con Cambridge), Harvard e Stanford (quinte a pari merito), il CalTech (settimo), Berkeley (nona) e Yale (decima).
Fuori per un soffio dalla top ten il Politecnico di Zurigo (ETH), che si piazza undicesimo, seguito a ruota due atenei cinesi in rapidissima crescita: la Tsinghua University e l'Università di Pechino.