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controlli e test antidoping all'università di Cambridge

I controlli antidoping si spostano dai campi sportivi alle aule universitarie. Accade all’Università di Cambridge, in Inghilterra, dove sono gli studenti stessi a spingere per ottenere i controlli da parte dell’ateneo inglese.

DAL CAFFÈ ALLA DROGA PER MIGLIORARE LO STUDIO - Test troppo duri, ritmi di studio frenetici ed esami uno dietro l’altro. Gli studenti di Cambridge non riescono a star dietro ai tempi dell’università ed il rischio che assumano droghe per aumentare le loro capacità cognitive sta diventando sempre più alto. Secondo un sondaggio, oltre il 10% degli universitari dell’ateneo inglese fa già uso di sostanze come il Modafinil o il Ritalin per aumentare la concentrazione e velocizzare lo studio. Insomma, il vecchio caffè dello studente che generazioni intere di universitari hanno assunto per poter preparare gli esami persino di notte, per alcuni sembra non bastare più.

BASTA SCORRETTEZZE, FACCIAMO IL TEST! - Assumere droghe per aumentare la propria concentrazione non è solo dannoso per la salute, ma è anche scorretto nei confronti di tutti quegli studenti che, per migliorarsi nello studio, si fanno bastare il caffè tradizionale, magari accompagnato da un dolce. Ed è proprio da quella fetta di Cambridge che studia in maniera corretta che sarebbe partita la richiesta drastica di introdurre un test antidoping all’interno delle aule dell’università britannica.

TEST ANTIDOPING, MA INSEGNANTI PERPLESSI - L’insolita richiesta di quel gruppo di studenti, stufo di vedersi sorpassare nei risultati accademici da chi usa droghe, ha lasciato perplessi tutti gli insegnanti e i dipendenti di Cambridge. Ad esprimere tutto il loro sbigottimento ci ha pensato Barbara Sahakian, professoressa dell’ateneo britannico teatro dei fatti: “È una delle questioni che gli alunni pongono più spesso e so che in alcuni dipartimenti di Cambridge si sta valutando l'ipotesi di introdurre dei test di controllo, ma non credo di sia discusso ancora abbastanza a fondo per raggiungere una posizione condivisa su cosa fare”.

E se anche da te proponessero test antidoping come reagiresti?

Daniele Grassucci