
Nel corso del suo intervento, la studentessa non ha mancato di sottolineare le criticità riscontrate da lei e dalla sua generazione circa le ipocrisie e i punti deboli dell’attuale classe politica italiana ed europea, ponendo particolare accento sulla bocciatura del Ddl Zan e sugli scarsi e inadeguati provvedimenti messi in atto nel campo dei diritti civili e della transizione ecologica.
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In Italia “il più alto tasso di omicidi di persone trans in Europa”
“Mi domando come possa considerarsi libero un Paese in cui la libertà è garantita nella sua totalità per alcuni e centellinata per altri, in cui senatori della Repubblica possono permettersi di applaudire pubblicamente l’affossamento di un disegno di legge che pure in minima parte mirava a tutelare la libertà di esistere di persone, cittadini in uno Stato che continua a chiudere gli occhi davanti alla sua evidente transfobia”, questo uno dei passaggi più forti del discorso di Emma, ripreso da un video che in queste ore sta rimbalzando in Rete, rilanciato da diversi organi d'informazione e condiviso sui social. L’Italia, sottolinea la studentessa, “conta il più alto tasso di omicidi di persone trans in Europa”, ma nonostante ciò il Ddl Zan (il provvedimento al quale Emma fa riferimento), è stato comunque bocciato.
La GenZ e la richiesta di un'Europa dei popoli
Il suo intervento non si è però limitato a parlare di omofobia e transfobia, ma tocca anche temi come il futuro del nostro Paese e dell’intero continente, la transizione ecologica e la salute mentale dei ragazzi di oggi. “Ancora mi chiedo come sia possibile che all'interno dell'Unione coesistano politiche nazionali tanto diverse - prosegue, tirando quindi in ballo l’Europa . E mi rispondo che non vi è da sorprendersi se prevalgono gli interessi dell'élite dei singoli Stati, se l'eredità di un passato coloniale persiste nell'incapacità di incidere non solo nei rapporti tra Stati, ma soprattutto verso la transizione ecologica ancora arenata.”“Serve davvero - dice - un'Europa dei popoli. Serve riappropriarsi dell'idea originaria del Manifesto di Ventotene affinché il mezzo miliardo di persone che la abitano trovino il loro ruolo partecipando alle scelte finalizzate all'interesse collettivo”, chiedendolo direttamente ai capi di Stato e alle Istituzioni Europee, pregando loro di essere più presenti per poter permettere ai popoli europei di trovare il loro posto e il loro ruolo centrale nelle dinamiche che li riguardano.
E, ancora, continua con un cenno, immancabile, alle vicende che ora stanno interessando il territorio e la popolazione ucraina, senza però distogliere lo sguardo da una visione più ampia: “Non c'è libertà per qualcuno se non c'è libertà per tutti. Oggi più che mai per il popolo ucraino, ma anche per quello yemenita, per quello palestinese, per quello siriano e per tutti i popoli oppressi e subalterni. Sono così le nostre palline libertà appesa ad un filo, smetteranno di essere un vano privilegio."
L'invito rivolto alle istituzioni ad ascoltare i giovani
La studentessa si focalizza poi sulla Generazione Z, quella che attualmente si trova tra i banchi di scuola e universitari: “Se ora finalmente voleste chiedere a noi, alla mia generazione, come stiamo, cosa pensiamo, credo che difficilmente potremmo rispondere che ci sentiamo una generazione libera quantomeno di poter immaginare il futuro.”, attacca ancora duramente la classe governativa attuale. “Allora se permettete, vorrei porvi una domanda, stiamo celebrando un ottocentenario, dal passato stiamo guardando al presente: quale futuro vi immaginavate per noi, dunque, trenta o cinquant’anni fa?”, prosegue Emma, dialogando apertamente con i rappresentati politici presenti all’evento di Padova.“Noi non siamo il futuro, ma il presente. L'ha ribadito anche lei Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno. Se siamo il presente, in quanto tali, siamo specchio di un passato che evidentemente non ha funzionato. Un'altra direzione da percorrere esiste, ma non spetta a me in questo contesto farmi carico di proposte”, chiarisce. Ma apre alla possibilità di un dialogo con l’attuale classe politica: “Qualora vogliate ascoltarci, ci troverete in ogni momento, in ogni luogo, a partire dalle università, fuori dalla cerimonia, ma nei nostri spazi condivisi.”
Quindi conclude l’intervento con una serie di accorati appelli: “Care istituzioni, non chiedete a noi di avere coraggio. Noi ci faremo forza, ci uniremo, lo stiamo già facendo”, suggerisce e va avanti: “Care istituzioni, abbiate voi il coraggio di guardare davvero al futuro, cercando di rimediare agli errori del passato. Abbiate il coraggio di chiederci come stiamo e di assumervi la responsabilità della risposta. Abbiate il coraggio di ascoltarci”.