
Profumo è preoccupato per le sorti dell’università. Secondo il ministro, i 100 milioni di euro previsti nella legge di stabilità in corso di approvazione sono troppo pochi, ne servirebbero almeno altri 300 altrimenti la metà degli atenei rischierebbe il fallimento.
E GLI ALTRI 300 MILIONI DI EURO? - Non solo tagli per il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, ma finalmente anche investimenti per permettere alle università italiane di svolgere l’importante compito di formare gli studenti e contribuire, così, allo sviluppo dell’Italia. Ma la legge di stabilità sembrerebbe non soddisfare le sue previsioni. Nel documento che si trova ancora al Senato per essere approvato (l’approvazione finale era prevista per venerdì 21, ma l’iter sta subendo dei ritardi), i fondi da destinare all’università sarebbero troppo pochi: “Servono 300 milioni di euro – ha precisato Profumo – Rispetto ai 400 milioni necessari per il funzionamento e la tenuta complessiva del sistema universitario italiano, la disponibilità dimostrata ad oggi è di soli 100 milioni”.
UNIVERSITÀ A RISCHIO DEFAULT - Il problema è serio e lo si capisce nelle parole del ministro che, senza girarci intorno, afferma: “I 100 milioni sono assolutamente insufficienti e finiranno con il mandare in default più della metà degli atenei, che non potranno così fare fronte alle spese per il funzionamento”. E siccome, ricorda, “L’università italiana è un patrimonio di tutti i cittadini e un’assicurazione per un futuro più sereno e prospero per l’Italia”, l’ipotesi di approvare una legge che preveda tali esigue risorse è definita come “inaccettabile”.
VIOLAZIONE DEL DIRITTO ALLO STUDIO? - Alle preoccupazioni di Profumo si associano anche gli organismi di rappresentanza universitaria. CRUI (Conferenza dei rettori delle università italiane), CUN (Consiglio universitario nazionale) e CNSU (Consiglio nazionale degli studenti universitari) hanno diffuso una nota congiunta per sottolineare che “Il taglio al Fondo di finanziamento ordinario per l'anno 2013 provocherà una situazione di crisi gravissima ed irreversibile per il sistema universitario italiano”. Inoltre, nella nota, si parla anche di violazione dei “diritti irrinunciabili e costituzionalmente garantiti della formazione e della ricerca a solo detrimento del futuro e delle opportunità lavorative delle prossime generazioni”.
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Cristina Montini