4' di lettura 4' di lettura
Si laurea con gli esami di un omonimo: confermata sospensione del prof universitario

Un errore informatico, un caso di omonimia e una laurea in Fisica ottenuta senza aver mai sostenuto un esame: sembra la trama di un film, ma è veramente accaduto presso un'università romana.

Protagonista della vicenda è un professore di Economia dello stesso ateneo, che sfruttando una coincidenza straordinaria aveva portato a termine un percorso di studi non suo.

Da qui il caso, che si è trascinato per anni tra indagini, sanzioni disciplinari e aule di tribunale.

Ora, fa sapere ‘Open’, arriva una svolta: il Tar del Lazio ha respinto il ricorso del docente contro le misure adottate dall’ateneo, confermando la sospensione e sottolineando la gravità della vicenda.

Indice

  1. Laurea in Fisica senza sostenere esami
  2. La scoperta della funzionaria
  3. La decisione definitiva del Tar del Lazio

Laurea in Fisica senza sostenere esami

Tutto ha inizio nel 2018, quando gli uffici amministrativi de La Sapienza contattano il professore per informarlo che, secondo i registri, gli mancava solo la tesi di laurea per completare il corso in Fisica, iniziato ufficialmente nell’anno accademico 2003-2004. Peccato, però, che il docente non avesse sostenuto nemmeno un esame.

La carriera accademica apparteneva, in realtà, a un suo omonimo, nato incredibilmente nello stesso giorno. A confondere ulteriormente le carte, un errore informatico verificatosi durante una migrazione di dati che ha sovrapposto i percorsi di studio dei due.

Invece di approfondire la situazione, il professore avrebbe approfittato dell’equivoco: nel 2019 paga oltre 7mila euro di tasse arretrate, presenta domanda per la tesi e consegue la laurea in Fisica senza aver sostenuto un solo esame.

La scoperta della funzionaria

Nel 2021, il caso viene a galla grazie a una funzionaria dell’ateneo. Durante la consegna della pergamena di laurea, si accorge che qualcosa non torna: il numero di matricola del professore appartiene in realtà all’altro studente, mai laureato.

Partono le verifiche e il quadro che emerge è sconcertante: il docente avrebbe sfruttato l’errore informatico per appropriarsi di una carriera accademica non sua. La Sapienza denuncia il fatto alla Procura, mentre l’ateneo avvia un procedimento disciplinare.

Il professore, però, si difende sostenendo di aver segnalato fin dall’inizio le sue perplessità agli uffici amministrativi, ma l’università non trova alcuna prova di queste comunicazioni.

Alla fine, l'ateneo decide per la sospensione di sei mesi, la perdita dell’anzianità di servizio e l’interdizione dagli incarichi istituzionali per la stessa durata.

La decisione definitiva del Tar del Lazio

Non accettando le sanzioni, il professore si rivolge al Tar del Lazio, sostenendo che l’università avesse agito fuori dai termini previsti e che le sue azioni fossero dovute a un errore in buona fede.

I giudici amministrativi, però, respingono il ricorso in modo deciso. Diverse le ragioni: le scadenze sono state rispettate e l’ateneo ha agito in maniera congrua e proporzionata; Inoltre il professore “non poteva non sapere” che quella carriera non gli appartenesse; senza contare che le sue giustificazioni, come il presunto invio di segnalazioni, non hanno trovato riscontro documentale.

Mentre il caso prosegue sotto il profilo penale con l’accusa di falso ideologico, il Tar ha ribadito la legittimità delle sanzioni imposte dall'università, chiudendo – almeno per ora – uno dei casi più insoliti della storia accademica recente.