
La questione dei voti è spesso al centro del dibattito sull’istruzione, tra chi è a favore di un sistema di valutazione numerico e chi invece vorrebbe un sistema di stampo descrittivo, lontano dalla freddezza delle cifre.
Ma i voti aprono la strada a tante altre domande. Per esempio: che differenza c’è tra le votazioni date a scuola e quelle di casa all’università?A trattare l’argomento è uno studente che pone un quesito sui social: “Perché è più facile avere un 30/30eL all'università che un 10 al liceo?”. Apriti cielo: tantissimi sono stati i commenti, così come tantissime le ipotesi avanzate dagli utenti.
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Più facile prendere 30 all’università che 10 al liceo?
Così l’utente spiega il suo punto di vista su Reddit: “In 5 anni di liceo avrò avuto forse un solo 10 in un compito scritto, ora sono al primo anno di uni e ho avuto due 30eL”.
Da qui il suo dubbio: “Ciò che ho notato è che, paradossalmente, anche se sbagliavo qualcosina i prof non mi hanno tolto punti, cosa che al liceo accadrebbe facilmente. Secondo voi perché è così?
Le spiegazioni degli utenti nei commenti
In tanti hanno digitato la propria risposta nella sezione dei commenti. Qualcuno ha abbracciato un approccio relativista: “Mah dipende da facoltà e ateneo, sinceramente. Per esempio ho preso una valanga di 30L a Lettere ma alla stessa università, lingue, ho trovato prof che dicevano ‘io metterò solo voti dispari, sappiatelo’”.
E altri si accodano: “È una tua esperienza personale. In triennale i voti a noi ce li facevano sudare di brutto”. Oppure: “Al liceo se facevo tutto giusto prendevo 10, se facevo tutto sbagliato prendevo 2, se dimostravo di aver capito cosa stavo facendo ma scrivevo qualche caz***a 7-8. All'università, a parte qualche corso dai professori particolarmente magnanimi, una sbavatura logica in un quesito vuol dire zero su cinque punti e ci vediamo al prossimo appello”.
Ma sono moltissimi quelli che invece si trovano d’accordo con chi ha sollevato la questione. Un utente ci scherza su prendendo a esempio le valutazioni sulle versioni di Latino: “8 ottima versione, 9 è il lavoro migliore della vita, 10 non lo prende neanche Cicerone”.
C’è poi chi tenta un’interpretazione interessante: “Perché a scuola sono influenzati dal conoscerti, se un alunno per 3 anni ha sempre preso 6 ad esempio è difficile che un professore gli metta un 10, mentre all’università per fortuna si è oggettivi e si valuta la performance del momento”. Un altro punto di vista prospettato: “Magari è solo perché avendo tu scelto una facoltà che ti piace, vai meglio rispetto al liceo che dovevi studiare tutte le materie”.
E poi arriva tra i commenti l’utente che fornisce una spiegazione al puntino: “Perché il sistema di votazione decimale a scuola soffre di un meccanismo perverso, che porta a deviazioni e aberrazioni. In media, succede che difficilmente i docenti danno voti minori di 4 e maggiori di 8, questo per diverse possibili ragioni, tra cui:
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un voto minore di 4 rappresenta un fallimento schiacciante;
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un 4 è già considerato difficilmente recuperabile perché gli studenti ragionano di base sulla media matematica, quindi recuperare un 4 è un'impresa, bisogna raddoppiare il punteggio e se uno prende 4 ha enormi difficoltà a immaginarsi capace di prendere un 8;
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allo stesso modo, si vuole tenere la soglia sopra l'8 per premiare quegli studenti che eccellono particolarmente nella materia e non rientrano nella comune soglia 4-8;
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In più, il 10 viene visto come la perfezione assoluta, non solo l'assenza di errori e sbagli”.
Diverso il discorso per l’università, “dove il 30 e il 30L sono importanti per potersi laureare con lode e non c'è un ragionamento di media con i valori insufficienti: se un esame non è passato spesso non viene neanche comunicato il voto effettivo, tanto non serve, quindi saltano tutte le logiche standard delle scuole superiori”.