
Troppo spesso nelle università italiane gli studenti assistono a casi di nepotismo che calpestano la meritocrazia. Professori imparentati, figli di quel docente, moglie dell’altro. L’ateneo di Genova ha deciso di mettere un punto a questa situazione approvando il divieto alle chiamate di professori e ricercatori che siano sposati con altri docenti dello stesso dipartimento.
Ma non tutti i prof hanno approvato il regolamento.RICERCATRICE MOGLIE DI… - Nell’ateneo genovese tutto è iniziato lo scorso ottobre, quando l’università ha deciso di fare chiarezza sul reclutamento di una ricercatrice moglie di un professore ordinario. Proprio da quel fatto l’ateneo in questione ha deciso di mettere fine ai casi di nepotismo e per questo, durante una seduta straordinaria del Senato accademico, ha approvato a maggioranza piena il divieto oggetto della polemica.
COLMARE LA LEGGE GELMINI - In realtà, il nuovo regolamento è solo andato a colmare il vuoto del legislatore della legge Gelmini 240 del 2010 che tenta di impedire casi di nepotismo nelle università italiane vietando le chiamate dei docenti con: “un grado di parentela o affinità fino al quarto grado con un professore del dipartimento che effettua la chiamata, con il rettore, il direttore generale o un componente del consiglio di amministrazione”.
E SE IL CONIUGE MERITA IL RUOLO? - Insomma, fin qui sembra giocare tutto a favore della meritocrazia. Ma cosa fare qualora la moglie o il marito di tal docente meritasse davvero il ruolo che ora, visto, il divieto, non può più ricoprire? Proprio con questo interrogativo si sono scagliati contro il divieto dell’università di Genova tutti i professori che hanno votato contro durante la seduta del Senato accademico. “Se il marito è intelligente, è giusto che sia discriminato per il fatto di essere coniugato con un ordinario?”. Questa è solo una delle domande provocatorie poste da chi ha preso una posizione contraria al divieto. E ancora: “Chi disciplina la chiamata di un’amante o di un convivente nello stesso dipartimento dove lavora il mentore?”.
Serena Rosticci