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foto di ragazzo suicida a Ingegneria Roma Tre

In due anni era riuscito a sostenere solo 3 esami su 28 di Ingegneria meccanica. Probabilmente è questa la causa che lo scorso 19 aprile ha spinto il 26enne originario di Potenza a suicidarsi nel cortile di Ingegneria dell'università di Roma Tre, in via della Vasca Navale.

Un'ansia e uno stress troppo grandi per le spalle del ragazzo. A loro ha preferito tirar fuori la pistola mentre parlava con un amico al quale non ha dato tempo di intervenire. Un colpo alla testa ha messo fine una volta per tutte a quella tensione per un percorso universitario fallimentare.

LO STUDIO? TROPPA ANSIA - Un episodio che solleva l'attenzione su un tema delicato, al quale non si è mai data grossa importanza. Parliamo di tutti i sentimenti negativi che un brutto voto o un esame andato male portano con sé e che possono condurti a esperienze persino drammatiche. Tanto che dopo un'esperienza scolastica o universitaria andata male, il 36% degli studenti ha pensato di scappare di casa per la vergogna o la paura di dover raccontare tutto ai genitori. Peggio, addirittura i pensieri di 1 su 4 si sono persino intrecciati con quelli del suicidio. A raccontarlo a Skuola.net sono circa 3mila ragazzi di scuole medie, superiori e università.

Vuoi sapere cosa è accaduto al ragazzo che si è tolto la vita a Roma Tre? Guarda il video:

BRUTTO VOTO? SCAPPO DI CASA - Rabbia (20%), delusione (18%), tristezza e frustrazione (14%) sono gli stati d'animo post fallimento scolastico o universitario messi ai primi posti dai ragazzi che ci hanno fatto i conti. Solo il 5% degli intervistati ha confidato nella speranza che la prossima volta possa andar meglio. Tutte sensazioni negative, come è normale che sia, ma che troppo spesso portano a conseguenze estreme. Sono soprattutto i più piccoli a contemplare la possibilità di scappare di casa dopo un brutto voto, per l'esattezza il 35% di chi frequenta le scuole superiori e un altro 35% di chi invece va ancora alle medie.

MA QUALI ESAMI, MEGLIO LA MORTE - Gli universitari pensano di allontanarsi dai famigliari molto meno rispetto ai loro colleghi più giovani. Se qualcosa va storto ci vanno giù pesante, tanto che il 38% di loro racconta di aver pensato di farla finita anziché continuare a fare i conti con percorso di studi fallimentare. A fare lo stesso è il 25% dei ragazzi delle superiori e un altro 25% di quelli delle medie. I primi universitari a fare pensieri di morte di fronte agli ostacoli sono quelli iscritti a un'area di studio sociale: a confessare di essere stato sfiorato dall'idea di togliersi la vita è il 41% di loro, seguiti dal 40% di quelli dell'area scientifica.

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Serena Rosticci