
Nel mirino della spietata e implacabile crisi economica del nostro Paese, sono finiti principalmente proprio loro, i nostri giovani. Tra disoccupazione alle stelle, diritto all’istruzione sempre più a rischio e carenza di concorsi pubblici e privati, gli italiani tra i 18 e i 30 anni fanno i conti con un futuro sempre più precario e incerto.
Sarà per questo, forse, che preferiscono rimanere a casa con mamma e papà e non spiccare il volo dal nido? O si tratta della patologia da bamboccioni insita nel DNA delle giovani generazioni? Secondo i dati Istat sono, infatti, sempre meno i ragazzi che fanno i bagagli e si tolgono dai piedi dei genitori.
RAPPORTO ALLARMANTE
- E’ l’ultimo Rapporto sulla coesione sociale a rivelare l’ondata in calo di ragazzi che riescono ad acquisire prima dei 35 anni una propria autonomia. Sono infatti oltre 3 su 5 i nostri compaesani d’età compresa tra i 18 e i 34 anni che vivono ancora con i genitori. E se il gruppo dei bamboccioni composto da quelli che hanno raggiunto la soglia dei 18 fino agli under 25, raggiunge una soglia di 3milioni 864mila, inferiori non di tanto quelli affetti dallo stesso virus tra i 25 e i 34 (in tutto ammontano a 3milioni e 100mila).
BAMBOCCIONI IN AUMENTO
- Si arriva così ad una somma complessiva di 6milioni e 964mila giovani ancora rintanati sotto il tetto genitoriale: a quelli dell’anno precedente se ne sono aggiunti altri 31mila. Vale a dire che la percentuale dei bamboccioni è aumentata nel nostro Paese di ben due punti rispetto al 2011. “In altre parole a cavallo tra i 20 e 30 anni chi ancora non si è sposato in quasi la metà dei casi se ne sta con i suoi piuttosto che andare a vivere per conto proprio”: questo è quanto si legge su Repubblica.it che ha pubblicato i dati del Rapporto in questione. Inoltre, sempre secondo questi dati, in riferimento alle persone celibi e nubili di età inferiore ai 35 anni, la percentuale di bamboccioni sarebbe più elevata al sud (68,3%).
BAMBOCCIONI SI NASCE O SI DIVENTA?
- La domanda da porsi ora è proprio questa. Infatti, se da un lato è vero che vivere con mamma e papà che si accollano spese, pulizie domestiche, preparazione di pasti a tutte le ore, è assolutamente una comodità per molti impagabile, dall’altro potrebbe sembrare che l’abbandono sempre più ritardato del nido familiare dipenda da ben altri parametri. Insomma, accanto agli eterni Peter Pan, agli scapoli convinti, e ai figli affetti da mammite acuta degenerativa, si segnalano anche casi di giovani che, pur volendo costruirsi una propria autonomia credendo giustamente in un proprio futuro, non hanno la possibilità di staccarsi da mamma e papà, o meglio dalla loro cassa. Questo perché gli affitti delle case, a partire dalle stanze singole, sono salatissimi, e le spese per il mantenimento spesso non tamponabili con i miseri stipendi, incerti e non supportati da contratti di nessun tipo, con cui gli under 30 si ritrovano a fare i conti. E così per molti oltre il danno anche la beffa di essere etichettati come “bamboccioni”, pur essendo quella definizione per nulla appropriata alle loro aspirazioni. La soluzione, forse, per liberarsi da certi luoghi comuni è cacciare mamma e papà di casa?
Margherita Paolini