
I laureati italiani devono accontentarsi di un lavoro diverso da quello per cui hanno studiato. Molti scelgono allora di fuggire all’estero. Il consiglio è quello di iniziare a lavorare già mentre si studia, nel resto dell’Europa fanno così.
LAVORARE MENTRE SI STUDIA - Il Rapporto sul mercato del lavoro presentato oggi al CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) mette sul tavolo dei dati per nulla confortanti. Solo 1 giovane su 10 tra i 20 e i 24 anni lavora mentre completa il suo corso di studi e questo contribuisce ad allungare i tempi necessari, poi, a quel laureato per entrare nel mercato del lavoro. In Danimarca, invece, oltre il 60% degli universitari ha anche un lavoro e in Germania la percentuale è vicina al 50%.
IL TRISTE DESTINO DEL LAUREATO - Il Rapporto, però, evidenzia anche come i laureati italiani trovano (se lo trovano) un lavoro che ha poco a che fare con quello che hanno studiato per tanti anni. I sogni dei trentacinquenni laureati, dunque, risultano infranti nel 35% dei casi. Se poi si guarda alle sole donne, allora la percentuale di chi è sottoinquadrato sfiora il 50%. Di fronte a tale prospettiva, cresce il numero dei cervelli che fugge dall’Italia, dove manca la richiesta di lavori qualificati.
RICERCATI DALLE AZIENDE - Il Ministero del Lavoro e Unioncamere, però, hanno individuato i percorsi formativi che ancora riescono a rispondere bene alle richieste del mondo del lavoro. Sono i laureati in economia, i medici, i paramedici e gli ingegneri i più ricercati dalle aziende. Chi si ferma al diploma, invece, ha maggiori opportunità di trovare lavoro se ha studiato in un istituto a indirizzo amministrativo-commerciale, meccanico o turistico-alberghiero.
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Cristina Montini