
Uno studente su quattro del Sud si iscrive ad un ateneo collocato nelle regioni del Centro-Nord. Ma non solo per conseguire la laurea. Perché davvero in pochi, a ciclo di studi concluso, tornano a vivere nella provincia di appartenenza.
La cronica debolezza della domanda di lavoro meridionale è all’origine di questo fenomeno. Lo rileva lo Svimez con un’indagine sulla valutazione degli effetti economici di breve periodo dell’emigrazione universitaria dal Sud al Centro-Nord.
Dopo la maturità si va a studiare al nord
Dei 685 mila ragazzi meridionali iscritti a un corso di laurea nell’anno 2016-2017, così come si evince dai dati Miur elaborati dallo Svimez, sono circa 175mila quelli che hanno fatto la scelta di spostarsi dalla terra d’origine: la stragrande maggioranza, circa 153mila, per andare a studiare in un ateneo dell’Italia centrale e settentrionale. Quelli che invece hanno fatto la strada in senso inverso, andando a studiare nel meridione, sono appena 18mila, nemmeno il 2%. E’ dunque consistente, con un trend in aumento, il trasferimento di giovani meridionali che vanno a studiare in università localizzate nelle regioni centrosettentrionali.Un fenomeno che impoverisce il territorio nell’immediato e ne determina in prospettiva un maggiore arretramento dato che gran parte di quei laureati resterà poi a lavorare e dunque ad arricchire altre regioni lontane dai paesi d’origine.
I dati dei flussi migratori
Basilicata e Molise sono quelle regioni dalle quali è partito il 40% dei flussi migratori universitari. Seguono Puglia e Calabria con il 32%, Sicilia con il 27%. In particolare, Svimez calcola che è di circa un miliardo annuo la minore spesa della Pubblica amministrazione nel Sud dovuta all' iscrizione fuori circoscrizione degli studenti meridionali.Lo scorso anno – in base ai calcoli degli esperti della Svimez – il reddito aggregato meridionale è risultato inferiore di circa 0,4 punti percentuali a quello che si sarebbe avuto trattenendo sul territorio, a casa loro, i 153 mila studenti emigrati.
Inoltre è stata valutata anche la spesa per consumi privati attivata dagli studenti meridionali che studiano al Centro-Nord per gli alloggi e per le principali voci del costo della vita distinte, in base alle tabelle Istat, per città di residenza. Tale costo medio annua è profondamente differenziato e va dal valore massimo di 4.700 euro di chi studia a Milano ai 1.700 euro di Cassino e Vercelli. Il valore complessivo dei consumi privati che, per effetto della migrazione universitaria, viene trasferito dal Sud al Nord è di circa 3 miliardi.