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Nel campo della ricerca universitaria arrivano novità che potrebbero riguardare tanti giovani. La Commissione Cultura del Senato ha infatti approvato un emendamento al Disegno di legge PNRR Scuola 45/25, che introduce due nuovi strumenti contrattuali che si affiancano al contratto di ricerca già esistente dal 2022.

Si tratta degli incarichi 'post-doc' e degli incarichi 'di ricerca'.

L’obiettivo è chiaro: offrire maggiori opportunità di accesso e garantire una maggiore continuità nel percorso professionale oggi ancora penalizzato dalla precarietà.

Indice

  1. Incarichi 'post-doc': più flessibilità e continuità
  2. Gli incarichi 'di ricerca': un primo passo 
  3. L'obiettivo? Non disperdere i giovani talenti

Incarichi 'post-doc': più flessibilità e continuità

Gli incarichi 'post-doc' sono pensati appositamente per chi ha già conseguito il dottorato di ricerca. Si configurano come contratti a tempo determinato, con una durata che può variare da uno a tre anni.

Un aspetto fondamentale è il trattamento economico, che sarà stabilito in misura adeguata e accompagnato da una copertura completa sia per quanto riguarda la previdenza che l’assistenza sanitaria.

Questa nuova figura contrattuale punta a offrire maggiore flessibilità e a dare una garanzia di continuità nel percorso professionale dei ricercatori che hanno appena terminato il dottorato.

Gli incarichi 'di ricerca': un primo passo 

Gli incarichi di ricerca, invece, si rivolgono a chi ha conseguito una laurea magistrale o a ciclo unico da non più di sei anni. E rappresentano un vero e proprio primo ingresso nel mondo della ricerca e dell’innovazione.

Questi incarichi si svolgeranno sotto la supervisione di un tutor. Il contratto prevede tutele specifiche e definisce compensi minimi, che saranno stabiliti direttamente dal Ministero competente.

Una misura pensata per favorire un accesso qualificato alle attività di ricerca per i giovani neolaureati.

L'obiettivo? Non disperdere i giovani talenti

I nuovi incarichi “post-doc” e “di ricerca”, più in generale, hanno l’obiettivo di rendere la ricerca italiana più attrattiva, inclusiva e competitiva. Per allinearsi agli obiettivi europei per il settore.

Superando le precedenti forme di impiego, caratterizzate da diffusa precarietà e discontinuità, questi strumenti, unitamente al contratto di ricerca del 2022, vogliono istituire una filiera strutturata per lo sviluppo delle carriere scientifiche, fondata su: merito, protezione e avanzamento professionale.