
Una storia di coraggio e determinazione, ma anche di amore e resilienza. Daniele Greco aveva solo tre mesi quando sua madre fu assassinata da un tossicodipendente nello studio della guardia medica del suo paese nel Salento.
Venticinque anni più tardi, il giovane ha concluso alla grande il percorso universitario in Economia aziendale con il massimo dei voti: centodieci su centodieci, la votazione finale.
E nella tesi di laurea spicca quella dedica speciale che Daniele avrebbe voluto esprimere a parole, di persona, come fanno tutti i giovani neolaureati, acclamati dai propri familiari una volta terminata la cerimonia di laurea.
La morte della madre
Daniele Greco ha le spalle larghe, e non solo perché ha concluso con successo un percorso universitario tra i più difficili, ma soprattutto perché è stato costretto a crescere senza sua madre.
Il giovane laureato era solo un neonato quando la donna, Maria Monteduro – dottoressa e assessora ai servizi sociali - venne uccisa sul posto di lavoro, nello studio della guardia medica del suo paese nel Salento. Aveva solo 40 anni.
Il suo corpo fu ritrovato in aperta campagna, mentre l'assassino, dopo una lunga indagine, venne consegnato alla giustizia, ricevendo l'ergastolo: si tolse poi la vita nel 2014 in carcere.
La laurea e la dedica speciale
Daniele è cresciuto con il padre e ha trascorso gli anni degli studi facendo la spola tra il Salento, Perugia – dove ha studiato in collegio – e Roma. Qui, in questi giorni, si è laureato con il massimo dei voti alla facoltà di Economia e Finanza della Luiss di Roma.
Nella sua tesi, la toccante dedica alla mamma scomparsa: “L’ultimo ringraziamento va al mio angelo, la persona alla quale dedico questo traguardo ma non solo. Dedico tutta la mia vita, tutto me stesso, ogni singolo respiro fatto in questi 25 anni”.
Il futuro in Lussemburgo
Intervistato da 'La Repubblica', Daniele non si scompone e parla di mamma Maria: “Di mia mamma conservo solo tanti ricordi della gente del paese che mi ha sempre parlato di lei. È come se l’avessi avuta al mio fianco pur non avendo mai potuto darle un bacio o una carezza”.
Poi un monito: “Il caso di mia madre dovrebbe rappresentare un monito: serve molta più attenzione per i medici mia mamma era sola quando è stata aggredita, serve sicurezza per chi indossa un camice bianco”.
Ora il 25enne vive in Lussemburgo e lavora per una società come consulente per fondi di investimento e revisione contabile, ma non nasconde che, appena può, torna sempre nel suo Salento per “portare un mazzo di fiori” a chi da oltre 20 anni veglia su di lui.