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alessandro ricercatore non tornerà in Italia”Non mi sento voluto dallo Stato a cui vorrei restituire un debito perché l'Italia mi ha formato”. C'è molta delusione nelle parole di Alessandro Liberatore, 31enne ricercatore italiano prestato alla Nasa.

fonte foto: via Open.it

La sua è la tipica storia di un cervello in fuga, costretto ad emigrare verso altri lidi a causa di un sistema – quello italiano – che non riesce a valorizzare i giovani talenti nel campo della ricerca. E anche adesso che aveva intenzione di fare rientro a casa, Alessandro ha dovuto fare marcia indietro. Il motivo? La stretta sul regime degli impatriati varata di recente dal Governo Meloni.

Alessandro fa dietrofront: non tornerà in Italia

In un'intervista rilasciata a 'la Repubblica', il giovane ricercatore ha ricostruito il suo percorso: ”Dopo un dottorato in astrofisica e due missioni in Antartide ho ricevuto da molte aziende posizioni di basso profilo e in più mi sono sentito dire che continuare a specializzarmi e a fare ricerca mi avrebbe solo reso troppo vecchio per lavorare con loro”.

Alessandro, che non sentiva valorizzato dal suo Paese di origine, ha quindi deciso di partire: ”E così ho fatto domanda per un post dottorato presso il Jpl (Jet Propulsion Laboratory) della Nasa in collaborazione con il California Institute of Technology. Mi hanno preso e a quel punto mi sono detto: sto lì un paio di anni e poi rientro, approfittando anche degli sgravi fiscali per chi ritorna in Italia”. Attualmente, infatti, il Decreto Crescita del 2019 prevede che su 1000 euro di reddito prodotti in Italia da un lavoratore impatriato, solo il 30% (quindi 300 euro) concorrano alla formazione del reddito complessivo che viene poi tassato: Uno sconto del 70% - che sale al 90% per i trasferimenti al Sud - pensato per ripopolare le regioni più colpite dalla fuga di cervelli, come Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia.

Ma con la Manovra 2024 varata dall'esecutivo Meloni i sogni di Alessandro, e di molti altri come lui, si infrangono: l'intenzione del governo, infatti, è quella di ridurre al 50% questo sconto per tutte le categorie, introducendo inoltre un tetto limite di 600 mila euro. Così Alessandro, che stava già programmando il ritorno a casa, ha dovuto fare marcia indietro: ”Ho letto del decreto che riduce gli incentivi: in una settimana è cambiato tutto e così sono passato da essere un ricercatore con le agevolazioni a uno senza. Trovo buffo che le mie competenze abbiano perso di valore in pochi giorni”. Va precisato però che, almeno al momento, la misura non sembra riguardare i ricercatori universitari: ”Non è chiaro e poi ci sono anche gli enti pubblici e i privati. Il messaggio che passa è che devo essere io a sacrificarmi se voglio ritornare nel mio Paese per portare le mie conoscenze e dare il mio contributo. Oggi, come molti altri, non mi sento voluto dal mio Paese” conclude il giovane ricercatore.

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