4 min
studente studia per esame

C’è una frase che spesso si ripetono gli studenti universitari prima di un esame: “Accetto anche 18”. Ma cosa succede quando quella frase smette di essere un pensiero tra amici e diventa una richiesta esplicita al professore?

È successo recentemente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove uno studente della laurea triennale in Economia, dopo aver ricevuto un 14 su 30 a un compito scritto, ha scritto al docente per farsi alzare il voto ed essere promosso con 18, il minimo sindacale. La mail è stata educata, eppure la “gravità” della richiesta non è stata presa alla leggera dal docente.

Indice

  1. La mail della discordia 
  2. Scuola sotto accusa: i voti, le regole e l’autorevolezza perduta
  3. “Forse non abbiamo insegnato loro ad affrontare le difficoltà”
  4. “Spetta a noi adulti dare l’esempio”

La mail della discordia 

Lo studente, una volta appreso l’esito negativo dell’esame, un 14/30 giustificato da gravi errori, ha scelto di scrivere direttamente al professore. Chiedendo esplicitamente di essere promosso comunque con 18, riconoscendo che la richiesta fosse discutibile ma motivandola con l’urgenza di chiudere il percorso universitario per dedicarsi alla tesi.

Il docente, però, non si è limitato a rispondere in privato. Ha deciso di condividere la vicenda, colpito non tanto dall’insolenza (che non c’era), quanto dalla rinuncia al senso del merito.

“Confesso che questa richiesta, dopo oltre vent’anni che insegno, mi ha destabilizzato”, ha spiegato. “In passato gli studenti cercavano di migliorare il voto e non di ribaltare un’insufficienza in sufficienza senza alcuno sforzo”.

Scuola sotto accusa: i voti, le regole e l’autorevolezza perduta

Secondo il professore, il gesto dello studente è il segno di una crisi più ampia, che riguarda il modo in cui oggi viene percepita l’autorità scolastica.

“Ormai tutto è messo in discussione, i voti, il rifiuto di effettuare l’orale alla maturità. Al di là delle ragioni, vere o presunte, che giustificherebbero queste richieste, si evidenzia la perdita di autorevolezza del sistema educativo agli occhi di una parte degli studenti”, ha scritto.

Non tutto, secondo il docente, è negoziabile. Perché se anche un esame andato male può essere “salvato” con una mail, cosa resta del senso di impegno?

“Forse non abbiamo insegnato loro ad affrontare le difficoltà”

Il professore, però, non punta il dito solo contro lo studente. Anzi, si mette lui stesso in discussione insieme all’intero sistema educativo e familiare.

Forse non abbiamo insegnato loro ad affrontare le difficoltà. Gli abbiamo sempre risolto tutto e abbiamo riposto in loro aspettative per le quali non sono preparati. C’è l’ansia del fallimento, del loro fallimento, che invece è il nostro”, ha proseguito.

“Spetta a noi adulti dare l’esempio”

Infine, arriva la riflessione più netta, quella che chiama in causa chi insegna, chi guida, chi educa.

“Mi chiedo, come è possibile che uno studente chieda il 18 senza nemmeno sapere cosa ha sbagliato? E poi, cosa ancora più grave, la pretesa di un voto…e la mancanza di responsabilità”, scrive il docente. “Vorrei pensare che sia un caso isolato ma temo non sia così. Non basta dare la colpa al ragazzo, è necessario recuperare il senso del dovere, della fatica, dello studio, della responsabilità, del non cercare sempre scorciatoie. Spetta a noi adulti dare l’esempio”.

Skuola | TV
E ADESSO? La verità su cosa fare dopo la maturità

Rivedi lo speciale di Skuola.net e Gi Group dedicato a tutti i maturandi che vogliono prendere una decisione consapevole sul proprio futuro grazie ai consigli di esperti del settore.

Segui la diretta