
Quando si parla dell'esperienza universitaria, spesso si tende a enfatizzare i successi e i trionfi, tralasciando le battaglie personali che molti studenti affrontano dietro le quinte. Giulia (il nome è di fantasia) racconta su Reddit di essersi iscritta al corso di Lingue a 22 anni, ma ciò che avrebbe dovuto essere un passo verso un futuro promettente si trasforma presto in una lotta quotidiana con l'ansia e la pressione. Il primo anno, pur con qualche difficoltà, sembra andare abbastanza bene. Ma poi arriva il 2020, e con lui il lockdown.
Il passaggio forzato al mondo virtuale, con le lezioni online e gli esami a distanza, mette a nudo le fragilità di Giulia, tra ansia sociale, la paura del giudizio altrui e la difficoltà nel gestire lo stress. La situazione col passare del tempo si fa critica: tre esami passati in tre anni.
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Il post della studentessa: “Mi sento sopraffatta dall'ansia per l'università”
“Ho quasi 28 anni, mi sono iscritta a lingue a 22 (già tardi)”, racconta Giulia, con un post su reddit. “Era il 2018, il primo anno andò benino a parte per la mia pessima gestione dello stress. I problemi veri sono iniziati da marzo 2020 quando iniziò il lockdown. Non riuscii a dare neanche un esame quell'anno, sia per problemi con il microfono di Teams che per la mia ansia sociale, ero spaventata dal giudizio altrui e l'idea che altre 200 persone potessero sentirmi e giudicarmi. Riuscii a passarne un paio nel 2021, nessuno nel 2022 e 1 nel 2023. In pratica sto inguaiata. Inoltre, dopo esser finita fuoricorso non sono riuscita più a seguire i corsi con costanza”.
Anche la ricerca di strade alternative non sembra dare i frutti sperati: “Nel frattempo ho anche provato a fare qualche lavoretto per guadagnare qualcosa, con poco successo. Al momento lavoro anche in un progetto del servizio civile”.
E così arriviamo al presente: “In questi giorni mi sento estremamente sopraffatta dall'ansia per l'università perché mi manca ancora tanto, ho cominciato a fare programmi per la prossima sessione e a studiare perché vorrei essere costante e preparata. Essendo una persona che tende a procrastinare fino all'ultimo momento e fare tutto sotto pressione mi risulta difficile aprire i libri, ci sto provando ugualmente. Voglio fare in fretta e dare almeno 3 o 4 esami a giugno per alleviare questa sensazione di vergogna e ansia”. E ancora: “Non mi fa stare bene con me stessa, penso che il giorno in cui mi laureerò non lo dirò a nessuno a parte amici stretti perché mi sento già ridicola così”.
Chiede Giulia, in chiusura del post: “Qualcun altro in una situazione simile?”.
I commenti al post: “Mia cara, se potessi ti abbraccerei, ho 10 anni più di te ed ho vissuto il tuo stesso incubo”
Ben più di qualcuno, a giudicare dai commenti al post. Tantissimi hanno risposto all’appello con un semplice “presente”. Qualcun altro cerca di condire con un po’ di ironia: “Ingegnere fallito qui, 26 e ancora in triennale. Almeno ho ancora i capelli”.
Altri utenti, invece, elaborano commenti più strutturati: “I miei problemi sono iniziati lo stesso durante il covid, non per motivi particolari, ma semplicemente mi passò la voglia di studiare, quando ci fu il lockdown ero anche in anticipo con gli esami dati e poi il nulla cosmico. Sono andato fuori corso di 1 anno e mezzo, ho detto a me stesso che dovevo darmi una svegliata e che non dovevo perdere altro tempo, altrimenti tutto il percorso non avrebbe avuto senso, così ho deciso di farmi il c**o per gli ultimi 6 esami rimanenti e li ho dati tutti nella sessione d'estate. Fra due settimane mi laureo”. E ancora: “Ti mancano molti esami e stai già pensando a chi invitare alla laurea o altro aggiungendo altra inutilissima carne al fuoco che non serve e che ti danneggia e basta, pensa una cosa per volta, a piccoli passi. Ogni cosa a suo tempo”.
Un altro utente scrive: “Ciao, mi dispiace sinceramente per la tua situazione, posso capire la sofferenza: l’ho superata da poco. La prima notizia buona che ti voglio dare che mi ha fatto sentire meno solo e fallito ai tempi quando la sentii: “Ci sono tanti di quei ragazzi che si sono bloccati negli studi con il lookdown, da valere la pena di farne un servizio al telegiornale e uno studio approfondito”. Questo è stato il mio psicologo a dirmelo. Di per sé non è una cosa di certo bella, ma ho capito che non ero un caso isolato e disperato e mi ha dato speranza, perché ho saputo che in tanti che avevano passato una situazione simile alla mia ce l’avevano fatta a sbloccarsi e quindi potevo farcela anche io”.
E poi chi racconta la sua storia empatizzando: “Mia cara, se potessi ti abbraccerei. Ho 10 anni più di te ed ho vissuto il tuo stesso incubo, senza covid e per molti più anni. Un desiderio ardente di ottenere risultati in una facoltà tra le più sfidanti, competenze e capacità intellettuali più che adeguate eppure, anche con conflitti che mi hanno portato per anni a sbattere la testa contro un muro invisibile, tipo mosca alla finestra. Bloccato da forze uguali e contrarie”. Con tanto di metafora finale: “Comincia a fare luce dentro di te: inizia un percorso e non ti preoccupare dell'ulteriore ritardo. Se ti sei scordata le chiavi di casa in macchina, stare a sbattere la testa sulla porta di casa non ti porterà più vicino ad entrare: dovrai volgere le spalle alla porta, allontanarti e raggiungere la macchina per trovare la chiave. Ma mentre ti allontani temporaneamente dalla porta, ti stai avvicinando al tuo ingresso in casa nel tempo più rapido consentito dalle circostanze”.