
La sua è una storia di riscatto sociale e di denuncia verso le ingiustizie cui ha assistito nel suo Paese di origine: dallo sbarco all'età di 17 anni fino alla laurea in Scienze Politiche all'Università di Siena. In sette anni ha lavorato sodo per costruirsi un futuro migliore, con il pensiero rivolto sempre lì, alla città di Uromi dove ha lasciato i due genitori e i sette fratelli.
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Il calvario per arrivare in Italia
Edwin ha sostenuto 22 esami, e solo due materie lo dividono dall'agognata laurea. Aveva 17 anni quando ha lasciato l'Africa per l'Italia con in mano solo i libri di scuola: “Nel viaggio avrei voluto studiare, pensavo che sarebbe stato un viaggio piacevole” spiega il 24enne nigeriano al “Corriere della Sera”. Al contrario, il viaggio per arrivare in Italia non è stata una passeggiata di salute. Arrivato in Ciad viene derubato dello zaino (con dentro tutti i suoi libri), mentre in Libia viene rinchiuso in un centro di detenzione: ” Ho visto donne vendute, uomini schiavizzati, persone picchiate, voglio raccontare al mondo tutto quello che ho visto”.Per questo la sua tesi si intitolerà “Africa ieri, oggi e domani”. Una volta riuscito ad imbarcarsi alla volta dell'Italia su un barcone con altre 109 persone, Edwin racconta la difficile condizione dei migranti e le peripezie che vivono per arrivare nel nostro Paese: ” Un militare libico ha sparato a un migrante, che viaggiava con noi e l’ha ucciso”. Poi lo sbarco, e subito il trasferimento in un centro di accoglienza in Sicilia: ” Mi sentivo solo, era una vita difficile, poi un giorno ho incontrato un gruppo di giovani scout in un parco, mi chiedevo cosa facessero con i pantaloni corti d’inverno, poi si sono avvicinati e mi hanno chiesto come mi chiamavo” racconta Edwin.