Margherita.blogger
di Margherita Paolini
Immagine autore
5' di lettura 5' di lettura
combattere paura esame

Si avvicina una delle sessioni di esami universitari delle più stressanti dell’intero anno accademico: quella invernale. Studiare con durante le feste, tra parenti, tombolate e cenoni non è certo semplice.

Ma se la vita dello studente è triste e faticosa, è anche ricca di soddisfazioni. Fare i conti con una preparazione lacunosa o apparentemente imprecisa, gestire l’ansia da pre-esame e avere ogni notte l’incubo ricorrente con il volto terribile del prof e un 18 rosso che aleggia nell’aria, sono solo alcune delle rogne con cui ogni universitario si appresta a fare i conti. Eppure, nonostante tutto, ci sono almeno 5 buone ragioni per presentarsi all’esame, armati certo di coraggio ma anche di tranquillità.

Un 18 ci puo’ stare

Il primo motivo per non farsi travolgere dall’agitazione totale è che, mal che vada, un 18 si può sempre recuperare. Se solo soletto vi strizza l’occhio da quell’elenco di voti decisamente più alti, allora non c’è niente da temere, perché non può abbassare la media vertiginosamente. E per la vostra autostima, sarà sufficiente che al prossimo esame prendiate un voto tra il 27 e il 30. Nel caso in cui, invece, quel voto “misero” proprio non vi piaccia, allora prendetela con filosofia: avete provato, non è andata, sarà per la prossima volta. Infine bisogna considerare che in alcune università (come quella di Pavia), la media ponderata finale si ottiene eliminando il voto più basso: quindi bye bye 18!

Bisogna tentare

Anche all’università vale la pena di tentare la sorte. Capita spesso che fino a qualche istante prima di sostenere un esame, anche il più secchione degli studenti si senta impreparato. Si tratta, tuttavia, molto spesso di sensazioni legate ad uno stato emotivo momentaneo e ad una plausibile confusione derivante dalla quantità di nozioni incamerate. Ma non è questo un buon motivo per scappare dalla facoltà. Al contrario, vedrete che una volta faccia a faccia con il prof, giunta l’ora di dimostrare quanto impegno avete profuso nello studio, allora tutti concetti si rimetteranno in ordine come per magia e vi sentirete improvvisamente sbloccati. In questi casi si ottengono risultati persino superiori alle proprie aspettative.

Bocciato? No problem

Il terzo motivo per cui vale la pena presentarsi all’appuntamento con il prof, è che anche nel caso in cui l’esito finale sia dei più negativi, vale a dire la bocciatura, l’esame può sempre essere ripetuto al prossimo appello. Insomma le prove universitarie sono ben diverse dall’esame di Maturità ad esempio o dagli scrutini finali di ogni anno scolastico: in quest’ultimi casi sono contemplate solo due possibilità, la promozione o la bocciatura, e quest’ultima significa ripetere l’anno. All’università, invece, il tempo del recupero è immediato, e non superare un esame può essere d’esperienza a capire meglio cosa bisogna studiare e in quali punti insistere.

Nessuna figuraccia

Ma se il prof al prossimo appello si ricordasse di me? Questo è il quesito angosciante che martella la testa di molti studenti. Una domanda che, a pensarci bene, ha poca ragione d’esistere. Le aule universitarie sono calcate ogni giorni da centinaia e centinaia di studenti. Pertanto sia nel caso in cui il vostro esame fosse scritto, sia nel caso invece prevedesse un vis-à-vis vi con il prof, è davvero difficile che quest’ultimo possa memorizzare i vostri lineamenti tra quelli di decine e decine di studenti. Il consiglio, tuttavia, è quello di optare sempre per la discrezione.

Meglio essere veloci

Infine ultima ragione, ma non per importanza, è quella che, soprattutto se siete alla triennale, cercare di concludere il percorso e tagliare il traguardo più velocemente possibile è l’obiettivo a cui dovete puntare. Stare al passo con i crediti formativi previsti per ciascun anno vi consentirà di laurearvi in corso e di iscrivervi alla magistrale con serenità. Avrete poi gli ultimi due anni per dimostrare di essere eccellenti e conseguire il diploma di laurea finale con un bel 110 e lode.

Margherita Paolini