Matteo Bortone
Autore
Amilcare Erroi
Fonte: Repubblica

L’impegno e la determinazione nel raggiungere i propri obiettivi sono alla base della vita da studente di Amilcare, 24 anni, di Presicce, un piccolo paese nel basso Salento. La sua giornata, infatti, non è fatta di mattine pigre o risvegli graduali, ma di una sveglia che suona alle 3 di notte e di un viaggio in bus che sembra non finire mai. 

Dal lunedì al giovedì, per lo studente pugliese è sempre la stessa storia: la sveglia suona, e senza aspettare lui si alza subito dal letto, beve un sorso di caffè e parte in auto per Alessano, la città vicina dove lo aspetta la corriera.

Alle 4,25 le porte del 599 si chiudono e chi c’è c’è. La destinazione è Bari, macinando oltre 400 chilometri al giorno tra andata e ritorno per frequentare la facoltà di Chimica. Una scelta che ha un costo altissimo in termini di tempo, energie e, soprattutto, vita sociale.

Indice

  1. Un vero viaggio andata e ritorno
  2. Concentrazione, ordine e disciplina
  3. I motivi della sua scelta
  4. Il peso sulla vita sociale

Un vero viaggio andata e ritorno

Il viaggio di andata è una vera e propria odissea quotidiana. I 211 chilometri che separano il paese salentino dal capoluogo pugliese si trasformano in una lunghissima sfilata di cittadine e borghi. Il bus passa da Lucugnano, Montesano Salentino, Nociglia, Cursi e tanti altri, in quelli che Amilcare definisce i "grani del rosario laico quotidiano". Ogni paese è una fermata, ogni fermata un nuovo passeggero.

Dopo aver superato Lecce e Brindisi, l'arrivo a Bari è alle 7,10. Tempo per un secondo caffè, ed ecco Amilcare trasformato in un vero e proprio "fuorisede" al Campus universitario, facoltà di Chimica. Ma lui è diverso dagli altri. Per la maggior parte degli studenti pendolari dell'Università di Bari - 19 ogni 100 iscritti - lo spostamento medio è, infatti, di soli 21 minuti. Amilcare, invece, ci mette tre ore all'andata e altrettante al ritorno.

Anche il rientro, però, è una corsa contro il tempo, come racconta a 'La Repubblica': “Se tutto va bene c'è il pullman delle 16,55, con arrivo alle 19,30, senza soste. Altrimenti riparti alle 17,55 e sei a casa alle 22,50 con un cambio a Lecce degno del pit stop di una Ferrari, per non perdere altro tempo”.

Concentrazione, ordine e disciplina

Vista questa situazione, Amilcare sa che non può permettersi distrazioni. Per "capitalizzare" il tempo e lo sforzo del viaggio, in aula si siede al primo banco. L'obiettivo è uno solo: apprendere il più possibile e non sciupare neanche un minuto di attenzione.

Anche perché, se gli altri studenti possono permettersi di restare dopo le lezioni per approfondire alcuni argomenti, lui deve scappare per non perdere il bus che lo riporta ad Alessano, dove poi la madre lo aspetta per il rientro a Presicce.

La sua ricetta antistress per reggere ritmi così massacranti, racconta, è la seguente: “Concentrazione, ordine e disciplina sono il mio mantra, se voglio raggiungere l'obiettivo”. A volte riesce anche a studiare un po' durante il viaggio, se prende l'autobus delle 16,55. Altrimenti, sfoglia i libri prima di cenare, sfruttando ogni minuto disponibile.

I motivi della sua scelta

Sembrerebbe quasi una sfida per superare i limiti di resistenza umana. Ma non è così: dietro a questa scelta di vita, fatta di orari massacranti e tante rinunce, ci sono dei motivi oggettivi, che molti studenti in Italia si trovano ad affrontare.

Quando, infatti, si chiede ad Amilcare perché non prende una camera in affitto a Bari, lui spiega: “I prezzi sono alti, almeno 300 euro per posto letto, ai quali aggiungere le bollette. Non posso permettermelo”. Purtroppo, poi, un tentativo di borsa di studio al primo anno è fallito per la mancanza dei crediti necessari.

Un’altra soluzione sarebbe la didattica a distanza. In questo caso lo studente spiega che la tecnologia può aiuta a mantenere il legame con l'università, ma ci sono pro e contro.

“In aula si interagisce direttamente con il professore, si segue meglio una lezione, ti resta qualcosa di più di quanto detto. Con il computer è più facile distrarsi”. E poi bisogna considerare anche i problemi tecnici, come i cali di tensione o i collegamenti instabili, che rendono tutto più complicato.

In teoria, un corso di laurea in Chimica ci sarebbe anche a Lecce, il che andrebbe a risolvere molit problemi logistici. Ma Amilcare è ormai legato alla sua scelta: “Quando mi sono iscritto all'Ateneo barese non era ancora stato istituito il dipartimento salentino. Ormai mi sono affezionato alla città, ai docenti e ai colleghi di corso. L'Università è diventata la mia seconda casa".

Ad ogno modo, nonostante tutto questo via vai, i ritmi "reggono" e Amilcare ha ottenuto risultati migliori del previsto.

Il peso sulla vita sociale

Un aspetto che, però, non va sottovalutato è che questi ritmi condizionano la vita sociale dello studente. Amilcare racconta: “Inevitabilmente sì. In settimana è difficile vedere parenti o frequento amici”. Le energie sono poche e vanno preservate.

Nei weekend potrebbe essere più facile, ma Amilcare cerca di lavorare, rendendosi disponibile soprattutto durante le festività. Questa scelta, ammette, sottrae tempo prezioso da dedicare allo studio e alla preparazione degli esami.

L'unico "extra" che si concede è “svolgere un pizzico di attività fisica per evitare i deterioramenti delle articolazioni costrette all'immobilismo: tra i viaggi di trasferimento e le lezioni sono quasi sempre seduto”.

Fortunatamente, ha dalla sua parte i professori: “Sono comprensivi. Quando possono mi tendono la mano, capiscono le mie difficoltà e il mio impegno. Io però non mollo. Andrò sino in fondo. Non è soltanto una questione di principio. Credo in questo percorso di studi, rappresenta la mia certezza per il futuro”.

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